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Una storia come tante altre storie di fumetto che abbiamo sentito raccontare, appassionante quanto semplice. Un acquisto avvenuto molti anni fa da parte un amico collezionista che lo ebbe da un altro collezionista che a sua volta, molti anni prima, lo aveva portato via dall’Italia assieme a dei Tex, destinazione Svizzera. La storia di un foglio che si perde nella notte dei tempi, la storia di un odore antico di carta. Carta molto sottile, fragile…
Allegato: Un manifesto per amico
La redazione [01/03/2023]
Amici lettori e fratelli cari!
Uscita eccezionale per la nostra rivistina di quart’ordine. Del resto non abbiamo sponsor, non abbiamo regole, non abbiamo scadenze, non conosciamo soste e non dobbiamo rispondere a nessuno se non alla passione che ci comanda. Insomma, facciamo quello che ci pare e quello che abbiamo da dire lo diciamo (sempre a ragion veduta, però). Altrimenti che libera uscita sarebbe? Il divertimento, dove lo mettiamo?
Ma bando alle ciance e fiato ai contenuti.
In ordine di apparizione:
1) TIGER JACK: IL MISTERO SVELATO di Tiziano Agnelli
2) COLLEZIONISTI, STRANA GENTE di Massimiliano Benassi
3) VIAGGIO NEL TAPPO DI SUGHERO di Piero Caniparoli
4) FOTOGRAFIE E MODELLI di Francesco Bosco
5) FUORI PISTA di Mauro Scremin
Dulcis in fundo, come ormai si usa da noi, l’INSERTO SPECIALE.
Ma prima, immancabili, irrinunciabili
LE FRASI CELEBRI
Morire per morire, non è meglio farlo con una pistola in pugno e guardando in faccia l’avversario?
(Tex Willer)
Sono un uomo di cuore, io, e quando penso che anche i becchini hanno famiglia, mi commuovo e faccio di tutto per procurar loro lavoro.
(Tex Willer)
Willer se ne infischia delle leggi, e quando uno gli spara addosso, non aspetta che arrivi lo sceriffo per far arrestare il colpevole.
(Stella)
L’assenza di prove non può certo fermare la pallottola di una colt!
(Tex Willer)
Texiani in libera uscita n. 21
La redazione [03/11/2022]
Secondo appuntamento con “I quaderni del Tex”, dove prosegue la stesura della cronologia degli albi di Tex della seconda serie gigante accompagnata da informazioni che spero siano di interesse per chi mi segue.
Cominciamo col dire che la cronologia texiana, specie quella del gigante seconda serie, è un argomento altamente sensibile e che trattarne i dati richiede sempre una particolare perizia. In verità la raccolta delle informazioni passa principalmente attraverso la consultazione di materiale ufficialmente identificato e censito, ma è altrettanto vero che spesso si ha anche a che fare con materiale non “catalogabile”, in sostanza con albi o di difficile collocazione o di cui se ne presume l’esistenza. Per quel che mi riguarda, una scheda cronologica ha bisogno che la tal versione dell’albo sia adeguatamente comprovata, supportata da dati precisi tecnici come autorizzazioni, slogan pubblicitari congrui, e presenza o meno di strilli, di date nelle testatine, pagine numerate e censure. Solo dalla registrazione di tutti questi elementi si può generare una solida scheda di un albo di Tex. In realtà, le cronologie di Tex, come ad esempio quelle del gigante seconda serie, sono forzatamente molto succinte, visto che è impossibile stilare l’elenco di tutte le versioni editate, in special modo nei suoi primi anni di vita: sono infatti troppi gli elementi, oltre quelli da sempre consolidati, che differenziano le versioni. Basta solo pensare che del numero 1 abbiamo ufficialmente sei diverse edizioni non censurate: NBA con Killer, NBA con Willer, Leggete senza purtroppo, Leggete con purtroppo, NBA PR, e Leggete senza strillo, a cui potremmo aggiungere una miriade di elementi come le misure degli albi, le “presunte” sfumature dei colori delle copertine, eccetera, caratteristiche attraverso le quali probabilmente arriveremmo a censire una ventina di varianti e a parlare di almeno 4-5 tipografie.
Ecco, “I quaderni del Tex” provano a dare un contributo a quello che negli ultimi decenni è stato studiato e pubblicato da molti, sottolineando che chi ha il compito di riferire (nel caso il sottoscritto), non pretende di avere in mano la “verità assoluta”. Quello del cronologista è alla fine un mestiere assai rischioso: si possono scrivere mille cose giuste, ma alla prima sbagliata si è messi inesorabilmente nel mirino. Ma a me piace prendere i rischi.
Come mostra l’immagine a corredo di questa presentazione, il Quaderno del Tex n. 2 è stato stampato assieme al ricercatissimo volume 2 di “Western all’italiana” che andò esaurito nel giro di poche settimane. Lo sforzo è stato notevole, visto che una tiratura limitata (circa 20 pezzi) è assai complicata da gestire economicamente… ma ce l’abbiamo fatta.
Francesco Bosco [31/10/2022]
Quando nel nostro paese il patrimonio culturale viene lasciato andare in malora, vuoi per mancanza di fondi o per incuria, esposto com’è agli agenti atmosferici nonché alla virulenza di parassiti, insetti e roditori, del resto ormai da noi la cultura è diventata un optional, si deve solo alla passione e alla lungimiranza dei privati se qualcosa verrà tramandato alle generazioni future. In questo caso la lungimiranza ha radici molto antiche, infatti la genesi della Fondazione risale al lontano dicembre 1997. A quel tempo, un ex-magistrato in pensione, il Dottor Adriano Rosellini di Senigallia, consapevole di aver raccolto per tutta la vita una mole immensa di giornali, riviste, fumetti e libri, si pone il problema di cosa potrebbe accadere a questo materiale in caso di sua dipartita, e decide che la cosa migliore sia di fondare una Onlus che ne curi la conservazione e la messa a disposizione per studiosi e aficionados negli anni a venire. Facendo appello a qualche appassionato che condivide con lui l’interesse e l’amore per la letteratura popolare, crea dal niente un’organizzazione che è attiva ancora tutt’oggi. I primi consiglieri a coadiuvarlo nella sua meritoria opera sono stati: il Prof. Umberto Bartocci, ex-docente di cattedra all’università di Perugia, il compianto e mai dimenticato Claudio Bruschi, grafico pubblicitario nonché collezionista di Rimini prematuramente scomparso, il Dottor Massimo Felletti di Comacchio, grande collezionista nonché uno dei massimi esperti dell’opera di Agatha Christie, oggi presidente di un fan club che conta circa 5.000 iscritti, e l’autore di questo articolo, Tiziano Agnelli di Brescia, aspirante bibliografo nonché cultore da sempre di letteratura popolare con particolare enfasi su tutto ciò che riguarda il West e la Frontiera americana, nelle diverse accezioni: filmica, storica e letteraria. Oggi i suddetti sono ormai stati sostituiti da altrettanto validi collaboratori che si sono assunti l’onere di portare avanti gli obiettivi per cui la Fondazione è stata concepita. All’inizio non ci si proponeva di fare pubblicazioni di sorta, poi l’esigenza si manifestò prepotentemente e dal lontano 1998 vengono editati prima i romanzi di due marchigiani doc, Luciano Anselmi di Fano e Mario Puccini di Senigallia, e poi tutta una serie di monografie dedicate all’illustrazione nonché tematiche attinenti al genere: proto-fantascienza, western, poliziesco. La Fondazione recupera opere di famosi illustratori, Kurt Caesar, Karel Thole e Carlo Jacono, quest’ultimo molto sviscerato stante una copiosa donazione di tavole originali dovuta alla munificenza della vedova. Il punto più alto di questa produzione lo si ha nel 2014 quando immette sul mercato, dopo che la Milano Libri l’aveva abbandonata vent’anni prima, la parte finale delle avventure di Jeff Hawke, nella sua incarnazione come Lance McLane, il medico delle stelle. La più grande saga fantascientifica a fumetti (ma non solo) trova finalmente la conclusione, con la pubblicazione delle ultime storie inedite, sotto l’egida della collaborazione con Duncan Lunan, sceneggiatore delle stesse, nonché del disegnatore/creatore del personaggio, il mitico Sydney Jordan, oggi novantaquattrenne. I due volumi conseguiranno nel 2015 il premio per la miglior iniziativa editoriale che ogni anno l’ANAFI (Amici del Fumetto) di Reggio Emilia riserva, unitamente ad altri premi, a quanti si sono distinti in campo editoriale per iniziative dedicate al fumetto.
Se poi parliamo delle sinergie con il comune di Senigallia, va ricordato che ormai da anni la Fondazione, nell’ambito della kermesse estiva “Ventimila righe sotto i mari in giallo” organizza mostre antologiche che nel corso del tempo hanno visto sugli scudi personaggi come Dylan Dog, Julia, Topolino investigatore, per poi raggiungere l’apice lo scorso anno, con la mostra su Sherlock Holmes, in collaborazione con il Dottor Gabriele Mazzoni, che è uno dei primi tre collezionisti di memorabilia sherlockiane al mondo.
Il lungo preambolo solo per certificare che, laddove non arriva lo stato italiano, ci sono ancora dei privati di buona volontà che perseguono e sviluppano un preciso percorso culturale che, per la colpevole assenza delle istituzioni, verrebbe altrimenti a cadere nell’oblio.
Tornando a bomba, nel 2015 il patron, Dottor Rosellini, sortì l’idea, in gestazione da tempo, di apprestare una monografia sul western. Premesso che chi scrive, pur essendo un appassionato della prima ora, si dichiarò da subito contrario, non certo per l’argomento scelto, ma piuttosto per lo scarso appeal che questo avrebbe avuto presso il pubblico, l’opera venne comunque portata avanti, con l’evocativo titolo di: “Non solo America: l’avventura del western in Italia nel secolo XX”. I contributori furono scelti in base a precise caratteristiche, e quindi abbiamo nomi di tutto rilievo come Gianni Brunoro, Alfredo Castelli, Giulio Cesare Cuccolini, Renato Rizzo e il “maestro” Sergio Tarquinio. A questi assi della saggistica fumettistica, si unirono Mariangela Cerrino (in arte May Ionnes Cherry) la decana degli scrittori western italiani che concesse la pubblicazione di un suo racconto inedito e Alessandra Calanchi, figlia di quel Giuseppe Calanchi che negli anni ’60, sotto svariati pseudonimi americanizzanti, dilettò le giovani generazioni con un florilegio di romanzi western.
Chi scrive invece curò la parte bibliografica, inserendo centinaia di segnalazioni di libri (romanzi e saggi) sull’argomento, nonché la bibliografia di un gigante della sceneggiatura fumettistica quale fu Franco Baglioni, al tempo relegato in un immeritato oblio, e un ricordo personale sull’incontro con uno dei più famosi scrittori americani di western del secondo dopoguerra: il compianto Gordon D. Shirreffs, che lo ospitò generosamente nella propria abitazione californiana nel lontano 1988. Il tutto corredato da un apparato iconografico notevole, con la riproduzione di illustrazioni sul tema opera di Carlo Jacono e Guido Crepax.
La stagione d’oro del western in Italia, di pari passo con quanto al tempo offriva la macchina del cinema hollywoodiano, va dalla fine degli anni ’50, con le collane di Longanesi, per poi passare a Sonzogno e infine dal 1979 ai primi anni ’90 alla gloriosa Frontiera Edizioni di Bologna. Quindi gli autori degli articoli si sono messi di buzzo buono, e qui cito paro paro le parole del compianto Luciano Tamagnini, pilastro dell’ANAFI, che in una sua recensione sul saggio scrisse: “per realizzare una mappa di questi western, fornendo agli appassionati una storia affascinante ed avvincente di questa tipologia di racconti, degli scrittori che ne hanno decretato il successo, e dei disegnatori che ne hanno illustrato le pagine e creato le copertine che hanno attratto migliaia di lettori”. E ancora: “In questo libro si respira l’aria della prateria, la voglia della conquista, la pericolosità delle armi da fuoco, di cui sembra quasi di respirare l’odore acre degli spari”. Per concludere con le sue parole: “Il lavoro della Fondazione Rosellini diviene così un catalogo estremamente complesso, ricco di notizie e gustabile anche da chi non ricerca solo notizie; il racconto del West nei fascicoli italiani c’è tutto”.
Che altro dire sull’argomento: la voglia di interessare, la ricerca certosina degli argomenti da approfondire e, perché no, le esperienze personali, contribuiscono a creare un unicum che mai prima d’allora era stato trattato a questi livelli.
Per concludere: Signori, il Western è morto, viva il Western!
https://www.fondazionerosellini.eu
Tiziano Agnelli [30/09/2022]
In occasione dell’uscita dello sconcertante quarto volume di “Western all’italiana” ci sembra doveroso porgere un sentito e caloroso ringraziamento a tutti coloro che, noti e meno noti, con il loro duro lavoro hanno contribuito all’universale successo del nostro personaggio. E quindi GRAZIE DI CUORE a:
Aurelio Galleppini, Alex Raymond, Harold Foster, Al Williamson, Harry Bishop, Achille Beltrame, Walter Molino, Rino Albertarelli, Gino D’Antonio, Roy D’Amy, Giulio Bertoletti, John Buscema, Frank Giacoia, Josè Luis Salinas, Alberto Giolitti, Giovanni Ticci, John Prentice, Austin Briggs, Emmanuel Mac Raboy, Everett R. Kinstler, Mort Kunstler, Charles Copeland, Raffaele Paparella, Pier Lorenzo De Vita, Francesco Gamba, Dino Battaglia, Hugo Pratt, Enrico Bagnoli, Giovanni Benvenuti, Alvaro Mairani, Alex Toth, William Vance, Rafael Cortiella, Carl Pfeufer, Ferdinando Carcupino, Al McWilliams, Charles M. Russell, Charles Schreyvogel, Frederic Remington, Frank McCarthy, Arturo Del Castillo, James Bama, George Eisenberg, Lu Kimmel, Jordi Penalva, John Leone, Carl Hantman, Al Carreno, Don Spaulding, Stanley Borack, Gil Kane, Doug Wildey, Willard L. Neeley, Robert Stanley, Bob Correa, Sam Savitt, Tom Gill, Michael Codd, George Wilson, Vic Prezio, Rodolfo Gasparri, George Gross, Aldo Capitani, Otello Mauro Innocenti, Clarence Doore, Ron Lesser e chissà quanti altri…
P.S. Ricordiamo a collezionisti e appassionati che a partire dalla prima settimana di ottobre sarà disponibile anche il secondo numero de “I quaderni del Tex”!
La redazione [22/09/2022]
LE FRASI CELEBRI
Io certi problemi non li risolvo andando a denunciare gli avversari a uno sceriffo.
(Tex Willer)
Beh, in fondo è giusto che sia così. Sono il più vecchio e ho sempre desiderato di poter morire con un’arma in pugno.
(Kit Carson)
I tre più gravi errori: perdere tempo, preoccuparsi per niente, discutere col prossimo.
(Benjamin Franklin)
È sempre una sciocchezza dare consigli, ma darne uno buono è sempre fatale.
(Oscar Wilde)
Texiani in libera uscita n. 20
La redazione [26/08/2022]
In tutta confidenza, cinque anni fa iniziai a scrivere a mio uso e consumo una guida cronologica sulle edizioni di Tex in formato poster 70x100 da appendere alla parete dello studio. Lì per lì buttai giù una sorta di schema ad albero, dopo di che mi rivolsi alla mia amica tipografa circa la fattibilità di un progetto del genere. Mi disse che sì, si poteva tranquillamente fare, solo che una sola copia mi sarebbe costata un’esagerazione, e quindi mi consigliò di stamparne almeno 200 pezzi per poi metterli in vendita. A quel punto ho pensato bene che mi sarebbe convenuto ricominciare da capo e realizzare piuttosto una guida cronologica sotto forma di libro e buonanotte. Ma da che mondo è mondo tutti, anche i più sprovveduti, sanno benissimo che ogni lavoro cronologico sul Tex andrebbe obbligatoriamente aggiornato di tanto in tanto, visto che trattasi di argomento su cui la parola fine non esiste. Così rinunciai all’idea del poster e pure a quella del libro. In compenso non sono riuscito a resistere (è stato più forte di me) e iniziai lo stesso a scrivere qualcosa. E un po’ alla volta il lavoro prese forma. Bastava andare in tipografia.
Ma come spesso mi capita, avevo fatto i conti senza l’oste. Già era uscito il primo mastodontico volume di “Western all’italiana” e il continuo afflusso di nuovo materiale imponeva di uscire con un nuovo volume. Appena nata (poco più di cento pagine), la cronologia texiana rischiava di finire nel dimenticatoio. Con la pubblicazione del terzo volume di “Western all’italiana” la povera guida finiva inesorabilmente esiliata in un angolo remoto del computer. E pensare che nella stesura dei tre “Western all’italiana” le informazioni sulle edizioni Audace/Bonelli uscite tra il 1948 e il 1972, con titoli degli episodi, date di uscita, immagini, eccetera, mi sarebbero state veramente utili e mi avrebbero risparmiato la logorante consultazione di Wikipedia o addirittura l’orrenda pratica di ricorrere continuamente agli albi della mia collezione.
Come non bastasse, con l’amico Mauro Scremin abbiamo completato addirittura il quarto volume dei “Western all’italiana” che pubblicheremo a breve (e non illudetevi che sia finita lì), con il sottoscritto sempre alla catena e quindi vai con Wikipedia, e su e giù dalla seggiola mille volte al dì, e apri e chiudi gli albi con il terrore di rovinarli (non sia mai!).
E in tutto questo la nostra bella guida alla fine ce l’ha fatta! Sì, a costo di schiattare l’abbiamo avuta vinta. E poi diciamolo: le vere vecchie mummie non demordono, magari si fanno il mazzo aggratis, ma un risultato te lo danno!
Insomma, amici e fratelli cari, qui inizia una nuova avventura: macché poster, macché libro, macché pdf, qui si parla di quaderni di 40 pagine (cartacee) che usciranno periodicamente e che oltre alle cronologie saranno dedicate al collezionismo texiano doc. Sono già pronti tre quaderni: il primo, fresco di stampa è ai nastri di partenza.
I collezionisti e gli appassionati sono avvertiti. Disponibili da settembre.
Francesco Bosco [17/07/2022]
“Ma tu ce l’hai il cinese con la scimitarra nella pancia?”
“Certo!”
“Io no, io ho il cinese che si becca un calcio in faccia da Tex!”
“Ma quello è l’albo d’oro!”
“C’è anche nella mia striscia anastatica! E “vermi rossi”?”
“L’espressione “vermi rossi” ce l’hanno tutte le anastatiche, perché non fu mai censurata.”
Questo non è un dialogo inventato ad arte, ma un sunto di quanto successe a noi tanti anni fa, quando tentammo di scrivere un articolo sulle censure di Tex e, consultando anche del materiale anastatico, ci accorgemmo che qualcosa non andava: il materiale era, come dire, “infedele”. Parliamo del 2009.
Oggi ci chiedono come mai non ci occupiamo più di nuove iniziative editoriali, come ad esempio quella edita da RCS MediaGroup che, in collaborazione con la Sergio Bonelli Editore, sta proponendo la versione anastatica delle strisce del nostro Ranger: “una ristampa anastatica - come venne dichiarato - che ripropone le strisce di Tex così come apparvero nel 1948 e negli anni successivi”.
A noi lo chiedete? Abbiamo già dato, nonostante ci si sia impegnati a prendere, con tanta speranza nel cuore, le confezioni blisterate con le prime leggendarie strisce del Tex. Speranza però svanita in men che non si dica, visto che dopo solo tre uscite l’iniziativa si è trasformata da anastatica a “ristampa riveduta e corretta”. Così abbiamo smesso. Al contrario dei pensatori postmoderni del texianesimo, coloro che dovrebbero essere gli smaliziati fruitori del nuovo millennio, oramai invece più obsoleti del modernismo stesso, quelli del bicchiere mezzo pieno, impregnati di cultura social, entusiasti sempre e comunque nonostante “la grande narrazione del passato, punto su punto” sia stata fatalmente disattesa.
Che dire? La prosopopea con cui è stata lanciata l’iniziativa, è sembrata essere così veemente da convincere perfino il più scettico degli appassionati. “Finalmente!” si diceva. Invece, ecco arrivare quasi subito il primo patatrac: Killer + Willer = Miller. Ora, che una qualsiasi forma di correzione possa essere fatta, anche a “fin di bene”, è di per sé già una irreversibile retromarcia, almeno rispetto ai proclami accompagnati dal rullare dei tamburi. Ma è preoccupante che questo si sia verificato sul più celebre cognome della storia del fumetto italiano. E quel “Miller” è la chiave di tutto. Racconta quanto possa non essere un errore veniale, ma una revisione passata per le mani di chi non sapesse nemmeno bene quale fosse la materia su cui stava lavorando.
Dice, ma non era più corretto informare preventivamente i lettori che l’impresa sarebbe stata ardua poiché certe particolari condizioni (ci riferiamo alle giustificazioni postume con cui hanno spiegato delle difficoltà circa la reperibilità della materia prima), ponevano al progetto problematiche invalicabili? Certo che sarebbe stato più corretto. In fondo non ci voleva molto a capire quante e quali fossero le difficoltà, dal momento che le strisce originali di Galep, in possesso dell’editore, a quanto risulta apparivano in precario stato di conservazione (francamente non sapevamo manco che le avessero), per non dire che quelle dei collezionisti orbitavano a distanze siderali di sicurezza (nessun collezionista avrebbe mai prestato i propri gioielli per una pur lodevole causa). Rimaneva solo acquistarle per qualche migliaio di euro e non avere l’imbarazzo di trovarsi poi a spiegare chi, come e perché ha cambiato i destini di un Killer. Nonostante ciò, si è preferito fare tutte le promesse del mondo, consapevoli che non si sarebbero potute mantenere.
Dicasi anastatica la ristampa inalterata di un fumetto di difficile reperibilità. E per quel che riguarda le strisce del Tex era vitale giungere ad un risultato pressoché perfetto, con la consapevolezza almeno del fatto che chi rivendica la conoscenza del personaggio in ambito collezionistico e la bontà del progetto, avrebbe dovuto fare i conti con i cani da guardia. Insomma, sapevate bene che l’expertise texiana non si sarebbe limitata a guardare passivamente.
Non c’è molto altro da aggiungere, se non discettare circa le difese d’ufficio di alcune autorità millennial della scienza texiana che strizzano comunque l’occhio all’iniziativa per consolidare il proprio ruolo para-aziendale, picchiando duro su tutti coloro che manifestano una sia pur minima perplessità. Va bene, diciamo noi affetti dalla sindrome di Peter Pan, il prodotto è bellissimo, interessante, qualcosa che mancava (anzi, no: avevamo le Piacentini, sicuramente più affascinanti con la loro carta che non emana il terribile odore delle RCS e il cartoncino della copertina non rigido come un tronco), ma per favore smettiamola di chiamarle anastatiche. Per essere precisi, le anastatiche già esistevano (seppure con qualche cantonata). Quella della RCS non era una scelta per fare leggere il Tex senza censure, spendendo solo 5 euro la settimana, al contrario, era una proposta volta a far sì che vi fosse, una volta per tutte, la perfetta riproduzione del Tex delle strisce, con i suoi disegni e con il suo linguaggio, con le sue K, i suoi errori e tutte le sue incongruenze.
A questo punto ci accontentiamo, ci teniamo le Piacentini e buonanotte, senza spendere altri euro, consapevoli che le lacune vengono colmate in ogni caso grazie ai motori di ricerca e al lavoro dei veri appassionati.
La redazione [26/03/2022]