Sei in: Home page - sabato 9 dicembre 2023
Con la quantità di idiozie con cui vengono descritti in questa buia era dei social Tex e i suoi autori, ci si potrebbe segnare virtualmente la linea di un nuovo parallelo del nostro globo terrestre. È un elenco infinito di “perle” che si arricchisce giorno per giorno, senza nessuna pietà e senza nessun tipo di filtro da parte di chi gestisce gli spazi online di riferimento. Già, il problema è proprio là, nella gestione di queste pagine dedicate al fumetto, ovviamente non solo a Tex, che vengono inaugurate quasi giornalmente senza un cavolo di costrutto logico, della serie: Egli apre la pagina, diciamo “Tex e la rara III^ serie gigante” e chiama l’adunata. Ma la chiama senza le necessarie competenze gestionali, quindi egli è come un fabbro che non conosce il ferro, così alla prima castroneria proferita dall’adunato egli sarà dapprima colpito dalla pre-sincope e infine dallo svenimento: “È svenuto?!” è infatti la domanda che più spesso mi pongo quando ad un certo punto il moderatore latita. Ma mi rendo conto che un moderatore di pagine texiane non può sapere tutto e può quindi giustamente prendersi la libertà di non intercedere di fronte a calamità naturali come “Vatti a rileggere i vecchi numeri e vedrai gli spiegoni che scriveva G. L. Bonelli” (l’argomento è d’alta scuola e fa leva sulle innate doti intellettive del lettore di Tex: l’atavica lotta tra boselliani e bonelliani, circa la prolissità degli autori), ma quando vedi egli latitare su raddrizzamento di pratiche di normale amministrazione, tipo “Gallopini” (ma anche Gallep)… “Ticci era il più lento del quintetto storico” (Ticci, Galep, Nicolò, Muzzi e Letteri)… “Oggi a Galep non farebbero fare nemmeno i disegnini delle istruzioni di montaggio dell’Ikea” (‘sta roba parla da sola)… “Scusate, ma il torturato è Carson?” (è Arlington trascinato dal cavallo di Nashiya in Vendetta Indiana)… “Lo stesso Galep ha raffigurato Tex in molti modi diversi, e quindi? Qual è il "vero" Tex?” (e il fenomeno ci mostra 4 vignette ma una è di Torricelli) o “Galep in tutto il suo squallore”… tutto diventa maledettamente tragico.
Com’è che diceva Magda? "Non ce la faccio più". E ti credo, come puoi resistere per più di cinque minuti con un rompicoglioni come Furio. Comunque non ce la faccio più è la frase che mi scrisse qualche tempo fa l’amico Melchi nella chat di FB. All’inizio non afferravo, ma poi ho capito con chi ce l’aveva: con i soliti texiani della domenica che… scansati Furio. Eh già, bisogna saper resistere quando sei dentro i social, capire che la maggior parte dei post è aria fritta, roba senza senso. Certo, esiste anche una minoranza di partecipanti con capacità analitiche degne di un trattato texiano di alto livello, ma la maggioranza è quella che è.
Vengo al dunque e vi indico il significato per quel non ce la faccio più che l’amico Melchi che mi sottoponeva con una cinquantina di commenti:
Oggetto Tex n. 56 : Qua Tex deve vedersela con la rivolta dei najavi delle terre alte
Oggetto ignoto: Questo è stato fatto in tre versioni, io ho quello grande da 35 euri, c’è anche quella cartonata autobiografata dall’autore, e quella dei texoni
Oggetto "El Muerto": Testo di G.L.B. dsegni di Gallep, non poteva che essere un capolavoro
Non vado avanti, bastano questi tre. Personalmente la considero una roba del tutto innocente, che non lede nessuno, priva di ogni cattiveria, ma non posso dar torto a Melchi che se stai li un’ora si e l’altra pure a perseverare, senza nemmeno rileggerti, puoi risultare fastidioso. So’ anche perchè i “compagni di bacheca” non se la prendono su contenuti del genere e anzi godono: perchè avere nella pagina una tal dose di approssimazione è una ghiotta opportunità per salire in cattedra e impartire la lezioncina. La realtà è che spesso i cattedratici le dicono più grosse degli allievi… e io conosco almeno tre o quattro fenomeni da Cassazione.
Ci sono, poi, confini che non possono essere oltrepassati, né da egli né dai professori, ed è quando il commento è autorevole:
Tramonto Rosso è un fumetto del 1970 in cui l’autore GL Bonelli esprime liberamente la sua idea di guerra attraverso il suo personaggio.
In questo caso si fa bene a tacere, visto che trattasi di libera espressione su un argomento molto scivoloso: la conciliazione del politicamente corretto di Tex e del suo scorrettissimo autore. Sembra quasi di vedere Abatantuono esprimere liberamente la sua idea di calcio, andando allo stadio con la maglia dell’Inter.
Oppure…
Ken Parker è una serie troppo sofisticata per il pubblico medio dei lettori
Beh, certo, in uno spazio texiano, tale assunto ci sta come il cacio sui maccheroni. Nella vita ho sempre preferito il divertimento alle sofisticazioni, e comunque dico: giù le mani da Ken Parker, sempre messo nella ZTL dei fumetti, e non certo per volere degli autori che erano per la ricezione di una scrittura popolare, ma dall’intellighenzia che non conosce affatto le sofisticazioni texiane e i divertimenti parkeriani.
E lasciamo perdere, le vere sofisticazioni, quelle inerenti a questioni più tecnico-antropologiche; tecniche come il Galep inchiostrato da Pietro Gamba sulle copertine dell’Albo d’Oro (sacrilegio) o la recentissima scoperta delle cinque testatine datate del 13 terza serie gigante, scoperte però più di trent’anni fa (gag). Antropologiche come i baüscia che erano soliti disporsi ai confini della città per poter abbordare i turisti e far loro da cicerone, in alcuni casi accompagnandoli direttamente (cit. Wiki).
Egli, i Prof, i Baüscia e il Pollame. Ma dove vanno?
Francesco Bosco [06/12/2023]
"El Encapuchado" è una serie edita in Spagna dal 1946 al, mi pare d’aver capito, 1951. Non ho notizie più approfondite, purtroppo.
Gli autori delle copertine sono vari, ma questo F. Botef (anche in questo caso chiedo venia, ma non lo conosco) è strabiliante per bravura. Non ho l’abitudine di legare lo stile di certi artisti a quello di altri colleghi, ognuno ha la propria identità, ma la Satania di Botef mi ricorda parecchio le tempere di Alvaro Mairani con protagoniste donne. Impressione certamente sbagliata, dal momento che Mairani non mi risulta avesse altri modi di firmare le sue opere e nemmeno che lavorasse per gli Spagnoli. Galleppini e Mairani professionalmente hanno avuto numerosi punti di contatto ed è solo per questo che ho messo in relazione i due con F. Botef.
Una curiosità: il logo a sfondo giallo che troviamo in basso a destra ricorda la maschera di Zodiac, il serial killer che operò tra la fine degli anni ’60 e tutti gli anni ’70 in California, in un disegno realizzato dalla polizia su descrizione dell’uomo sopravvissuto all’attacco dell’assassino nel settembre del 1969 al lago Berryessa, nella contea di Napa.
Francesco Bosco [03/12/2023]
Per i tipi di Scarabeo, in collaborazione con la SBE, è uscito in questi giorni un bel volume su Tex nel quale vengono rese pubbliche per la prima volta le strisce originali dei primi quindici episodi, disegnati da Aurelio Galleppini tra il 1948 e il 1949, presenti nell’albo gigante “La Mano Rossa”. L’iniziativa è di notevole rilievo, nonostante qualcuno abbia rinunciato all’acquisto del libro per via delle innumerevoli censure presenti sugli storici originali del maestro toscano. Errore, a parer mio, e almeno per un paio di motivi che vado ad elencare.
Se proprio dovessi segnalare un punto “debole” del volume, direi che non ho visto una ricerca approfondita circa alcune tavole rifatte da Galleppini (compresa la storica prima striscia) e nemmeno spiegato, attraverso l’uso di qualche immagine, come di fatto si svolgeva il lavoro del Maestro: un aspetto che meritava una scrupolosa analisi. Non viene nemmeno sottolineato il fatto che le strisce montate con ritagli di disegni precedenti, sono ricostruibili su una singola tavola che in genere veniva allestita in redazione, o dallo stesso Galleppini, come ad esempio accade per le strisce numero 32 degli episodi “Il sentiero della morte”, “Terrore a El Paso” e “Nel covo di El Diablo”. In sostanza una specie di lavoro di rattoppi molto sbrigativo: il giorno di riposo del guerriero.
Poi un sospetto che ho da troppo tempo, un terribile sospetto: mancano, in sede di presentazione, le foto degli originali almeno delle prime tre copertine. Speravo di vederle in virtù del fatto che ancora esistessero e anche perché avrebbero dato ancor più lustro al volume, immaginavo che, con l’archivio della famiglia Galleppini a disposizione, quello delle prime tre copertine sarebbe stato un passo quasi destinato, ma evidentemente le tre cover, che purtroppo il sottoscritto non vide mai nemmeno a Chiavari in occasione della visita a Galleppini, non sono più presenti nell’archivio di famiglia. Non è un mistero infatti che in circostanza della pubblicazione delle riproduzioni abbinate al Radio Corriere (1985) Galleppini si era adoperato per rifare proprio le copertine, come ho dimostrato in un articolo recente qui pubblicato.
Spero ancora di sbagliarmi, ma…
Francesco Bosco [02/12/2023]
Sono ormai anni, dai tempi di “Wolfman” e “La città nascosta”, che sul sito non appare più una recensione del sottoscritto sull’inedito della serie mensile di Tex, l’ultima è del 2017 e riguardava “Il ritorno di Lupe”. Il motivo è semplice: da quella storia con Lupe ho smesso di acquistare l’albo. Sia chiaro, non smetti di comperare Tex per uno specifico motivo, e non certo per il livello di qualità delle storie (storie che in un contesto come quello degli anni ’70, dove il lettore era molto più maturo e meno feticista di quello odierno, avrebbe avuto il medesimo sconquasso provocato da “Caccia all’uomo” con Andy Wilson) o dei disegni (qui il discorso sarebbe lungo e complesso, e dunque evitiamolo) che è ormai da moltissimi anni a questa parte più o meno sempre lo stesso, smetti di comperare Tex anche per motivi apparentemente trascurabili, come ad esempio la scelta di una linea editoriale che vede il personaggio sempre più coinvolto in un disturbante turbinio di insensate strategie di vendita che nulla hanno a che vedere col marketing tradizionale della gloriosa Editrice di Sergio Bonelli. No, non sono un nostalgico di quelli alla “aridatece Galep e Bonelli”, fatevi un giro se lo pensate, anche se potrei sbattervi in faccia “Il Totem Misterioso & company” che in tempi recenti ha venduto milioni di copie con CSAC, e non sono nemmeno colui che, in qualità di tradizionalista, si sente vittima sacrificale del nuovo rinascimento texiano, nonostante decenni di fedeltà mi abbiano visto sempre puntuale davanti alle edicole. È che mi girano le scatole quando una linea editoriale come quella attuale vede Tex e logo sfilare come un modello in abiti diversi su una passerella di moda. Ovvio, non c’è un codice che non consenta di adottare misure straordinarie in casi emergenza, ma io qui di emergenza, fino a che ho acquistato l’albo, non ne vedevo, se non quella che riguarda il fisiologico calo percentuale del 5% annuo di cui si parla da anni.
In ogni caso, secondo lor signori, vi era oramai la necessità di metter mano al vecchio modello, di affiancargli nuove visualizzazioni, cercando così di accontentare il lettore dei nostri giorni, quello dei social che, oltre a misurare la lunghezza dei Winchester e comprare le varie versioni degli abiti della passerella, è capace di tenere in fila le statuine di Tex davanti ai volumi a tiratura limitata con disarmante nonchalance; e che vuoi non dar soddisfazione al misuratore dei Winchester? Lo schema è perfetto, efficace, e gioca sul fatto che la linea di demarcazione del lettore limited-statuinista risiede proprio nel fatto che egli arriverà a trascurare la sostanza per preferirgli la forma, ossia una stessa storia addobbata con due-tre cover diverse.
E allora, come cita l’undicesimo comandamento, lascia perdere.
Esiste altro modo che possa spiegare lo strano successo di questo Tex da passerella “sopra la stessa carne, abiti diversi”? Lascia perdere. Elaborazioni applicabili al lettore del mondo dei social, quello che è ad un abisso dal lettore degli anni ’70 che è avanti nella visione, esigentissimo nel richiamo dell’avventura, che mette a frutto la lettura di Tex per migliorare il suo tenore di vita, rispetto all’amante del Tex a dimensione razionale, storico e didattico, che noiosamente chiede di aver la vita dominata da forme nemiche antagoniste sempre più oscure e devastanti… insomma basta con le pistolette ad acqua del Galeppa e basta con gli esilaranti marziani del Bonelli! Puntiamo ai lati oscuri del personaggio… e fu così che il bacetto tra Lilith e il suo uomo divenne il vero motivo dell’esistenza su questa terra del lettore dei nostri giorni. Cavoli… bacetti e oscurantismo, le sfide quotidiane della vita che portano like a profusione. Lascia perdere.
Coraggio amici della tradizione, di cosa vi lamentate? Andrete in pensione, si coi bacetti di Lilith, ma con sempre accanto l’eroico ed insostituibile logo di Tex, quello non ve lo toglie nessuno. È che la rinascita del personaggio sta passando attraverso una strategia editoriale studiata a tavolino con piani di marketing pronti a conquistare i lettori internauti veicolando sul mercato, oltre a bacetti & variant cover, gadget, card, pupazzi, medaglie, targhette, t-shirt, francobolli, tazze, cassette, borracce, spille, portachiavi, eccetera. Questi i veri obiettivi di oggi, e non quelli di immaginare i momenti di imbarazzo quando ci mettono tra le mani un Tex come quello di “Una colt per Manuela Montoya”.
Qualcosa di positivo? Certo… dopo sei anni di rapporto interrotto con il Tex dell’edicola, approccio di nuovo al Ranger in occasione di un ritorno, quello della Tigre Nera, di cui ricordo l’ultima apparizione nel 2009 con “L’artiglio della Tigre” e “Il castello nero”, storia scritta (bene) da Claudio Nizzi e disegnata (bene) da Andrea Venturi. Ritorno ad effetto, non c’è che dire, visualizzato in maniera magistrale da un primo paio di cover di Claudio Villa che davvero mi hanno riportato in edicola. In più, i disegni ancora di Andrea Venturi, uno, secondo me, dei pochissimi fuoriclasse rimasti alla SBE. La sceneggiatura di Mauro Boselli sembra essere di buona levatura, quindi, se ci trovassimo anche solo di fronte ad un evento estemporaneo, possiamo dire che le buone storie, le belle copertine e i bei disegni sono il marketing naturale che permetterebbe all’azienda di dormire sonni tranquilli, alla faccia della strategia che a getto continuo sforna chincaglieria di culto e edizioni Limited da ammirare in bella posa sulle mensole della libreria, e riscritture del personaggio ben accolte dallo statuinista il quale sembra non disdegnare nemmeno un certo tipo di gossip.
… e nel fumetto d’avventura che cosa gli piace? Gli piace quella deliziosa sensazione di stupidità che ci prende tutti quando frequentiamo più o meno colpevolmente le forme basse della letteratura, quando leggiamo un giallo senza voler sapere chi è l’omicida, finché non arriviamo in fondo, quando semplicemente ci godiamo la ripetizione delle vicende di un eroe che sono sempre le stesse, che sono più formulari dell’epica francese, eppure ogni mese le seguiamo puntualmente, come voi sapete la schiera dei lettori di Tex rimane ancora fortissima in questo paese, anche a ivelli di una certa età (Eugenio Burgio)
Francesco Bosco [01/12/2023]
Che cosa sei, che cosa sei, che cosa sei
Cosa sei
Non cambi mai, non cambi mai, non cambi mai
Proprio mai
Adesso ormai ci puoi provare
Chiamami tormento dai, già che ci sei…
Che cosa sei, che cosa sei, che cosa sei
Cosa sei
Non cambi mai, non cambi mai, non cambi mai
Proprio mai
Nessuno più ti può fermare
Chiamami passione dai, hai visto mai…
Parole, parole, parole
Parole, parole, parole
Parole, parole, parole
Parole, parole, parole
Parole, parole soltanto parole
Parole tra noi
Allegato: Le parole
La redazione [26/10/2023]
Potevamo, noi, esimerci dal partecipare ad una commemorazione di tale portata? Certo che no!
Soprattutto se si tratta della settantacinquesima.
Ma qualcuno dirà: “Siete delle vecchie mummie incartapecorite! Cosa c’entrate voi? Decomposte come siete, cosa volete commemorare? Andate a puzzare altrove. Ormai avete fatto il vostro tempo…”
Appunto, diciamo noi. Perché l’età non significa niente. E anche se siamo defunti, anzi proprio per quello, una festa ce la meritiamo anche noi. Ci spetta di diritto (col rispetto parlando).
Per cui bando alle bende e fiato ai sarcofaghi, perché il tempo è affamato e l’estate è alle porte: sì, quella fredda, dei morti.
Allegato: The Loved One
La redazione [02/10/2023]
Chi ricorda la storia di Rubens su Ebay? Era il mitico 2006 quando sulla storica piattaforma apparve, sotto appunto il nick “Rubens”, una incredibile fila di albi pregiati delle più disparate testate di fumetto: da Tex a Topolino, da Diabolik agli Zenit I^ serie. Il 2006 è stato senza ombra di dubbio l’anno in cui il fermento in ambito collezionistico raggiunse picchi mai più superati e dove le inserzioni su eBay si accavallavano in maniera impressionante, con venditori e compratori che spuntavano da tutte le parti. Davvero a volte non sapevi con chi avevi a che fare. Una volta mi aggiudicai una raccoltina e quando contattai il venditore mi accorsi che era un ragazzino di 17 anni che al telefono mi svelò di non capire nulla di fumetti: faceva da prestanome a un paio di mercanti (una cosa che accade anche oggi). Già, lui di fumetto non capiva nulla (come del resto gli ingaggiati di oggi che il fumetto è un po’ come la scatola della pizza che è quadrata, la pizza è rotonda e le fette sono triangolari. Conclusione; niente nella vita ha un senso), ma era furbo, molto furbo. In un’altra situazione, il mio venditore era una ragazza di Sassari di cui mi aggiudicai tre bellissimi censurati di Tex con strillo che aveva trovato in un cassetto di un vecchio comò della camera da letto del babbo. Li pagai circa 300 euro. Lei fu talmente soddisfatta della transazione che quando in un altro mobile della casa trovò i primi numeri delle raccoltine della serie “Rossa”, me li offrì fuori asta. Di situazioni simili potrei raccontarne a decine; una delle più insolite mi capitò però il giorno di Pasqua del 2006 quando nel bel mezzo del pranzo di famiglia ricevetti la telefonata di un ragazzino che voleva sapere se potevamo incontrarci per il Topo 500 con farfalla e la raccoltina n. 5 di Tex, albi di cui mi aveva chiesto informazioni qualche giorno prima. Appuntamento davanti al tribunale di piazzale Clodio, arrivarono in motorino lui e il suo amico, tutti e due non avevano più di 14 anni a testa. 150 per il Topo con farfalla nera, 200 per la raccoltina bianca (fumetti del nonno, un generale dell’arma dei carabinieri). I prezzi dell’epoca, in piena bolla speculativa, erano questi, bassi se rapportati a quelli di oggi, anche se non ti dovevi azzardare a parlare di eBay ai titolari dei banchi di Reggio, Bologna, Lucca e Genova, pena un bel vaffanculo. Altri esempi reali: Tex spillati fascia 33/43 circa 40-50€ cadauno, Zagor Zenith difficilotti come “Clark City” circa 70€, “Il Fante di Picche” circa 40€, “Gli Sciacalli della Foresta”, all’epoca considerato chissà perché un pezzo chiave, circa 150€ (in fiera 200€), “La Foresta in Fiamme” della Rodeo, anche questo pezzo chiave di allora, circa 100€ (in fiera 200€). Parliamo di albi in condizioni eccellenti, naturalmente. Ma, rimanendo a Tex, non posso proprio dimenticare quel bel numero 1 NC Leggete che mi aggiudicai in asta a 550 euro (prezzo in fiera, 1800€), stessa cifra per “Caccia ai Banditi” della 1-29 (cifra all’epoca esagerata, visto che il facile “Nel Covo di Mefisto” te lo tiravano dietro per 250 euro). Pur considerando la radicale trasformazione del mercato, da allora ad oggi, dove l’ottimo è ormai morto e regna incontrastato il pezzo da magazzino che tanto piace ai collezionisti affetti da vanagloria e, considerando anche la parallela crisi del fumetto d’antiquariato, fare oggi una collezione di Tex prevede esborsi che rapportati a quindici anni fa sono triplicati. Giustamente qualcuno si chiede: ma come, c’è crisi, Ebay è quasi defunta, le fiere non sono più quelle di un tempo, e i prezzi sono saliti? Sì, i prezzi sono saliti, i collezionisti hanno spostato il loro interesse verso gli albi da “edicola-magazzino”, dividendo il mercato in due: quelli con gli sghei e quelli senza sghei. Un po’ lo specchio della società attuale che sega le masse popolari (e tra un po’ toccherà a quelle medie) e favorisce chi di certo non ha problemi in termini di disponibilità economiche. Naturalmente c’è chi, pur non disponendo di molte finanze, riesce con ingegno a completare le sue collezioni comprando e rivendendo, ma questa è un’altra storia.
Ovviamente non tutte le serie sono salite, alcune sono scese per non dire crollate, vedi “Il Piccolo Ranger” e la “Rodeo”. Mentre, all’interno di testate che tengono sempre duro, vedi Tex, alcuni numeri hanno perso appeal, come il 68 e il 69, numeri che un tempo si vendevano molto bene.
Ma ritornando a “Rubens”, tra i suoi gioielli vi erano i ricercatissimi numeri 1 e 2 “serie 1-29” di Tex, assieme anche al 3 e al 7. Feci un’offerta di 3000 euro per il n. 2, “L’agguato”, e il giorno dopo ne feci altre per altri pezzi, compreso il n. 1 “La Tragica Notte”, ma poi quando un po’ alla volta le aste si stavano chiudendo, mi accorsi che non mi ero aggiudicando nulla: su “L’agguato” ero arrivato secondo e chi mi aveva superato lo avrei conosciuto di persona mesi dopo.
Ora, a prescindere dal fatto che tutto quel ben di Dio venduto da Rubens non arrivò mai nelle mani dei vincitori, visto che il tizio truffò tutti mettendo carta straccia nei pacchi, vi è da dire che alla fine dei giochi quel 2 serie 1-29, il pezzo più pregiato dell’intero lotto ed anche in ottime condizioni, raggiunse le quotazioni che si meritava in quel momento: tremila euro! Un prezzo “umano”, si direbbe, lo stesso dei numeri 11 e 12 di Tex con la quarta “RFW”. Ora, capire come oggi, in piena crisi di mercato, un 2 quoti 10/15000€ e come anche i nn. 11 e 12 “RFW” siano arrivati a toccare 8/10000€ per un singolo esemplare, è ai più incomprensibile. Incomprensibile però fino a un certo punto, visto che con l’avvento dei social sono cambiate di fatto platee e comunicazione, in pratica la platea di Facebook (composta da decine e decine di migliaia di utenti che nella maggior parte dei casi non ha mai sentito parlare di un albo spillato, di una censura, che ignora quotazioni e quant’altro, e a cui è stata fatta credere l’esistenza di albi mitologici, come quelli della serie 1-29, ormai la rappresentazione di una divinità in un santuario) funge da perfetto mezzo di propaganda. Prova ad inventarti che Pippo Baudo ha la serie 1-29 e dopo due secondi la notizia FB è fuori controllo… con il Pippone nazionale subito mito.
Beh, insomma, ci siamo capiti, è chiaro che non sarà mai uno della plebe a comperare il mitologico n. 2 a 10/15mila euro, ma sono proprio quelli della plebe i primi a mitizzare il numero. Magari lo prenderà lo stesso collezionista che meno di una decina di anni fa mi chiese se “L’ombra sotto il cappello” poteva essere messo in vendita a 300€, come aveva visto in un’asta, invece che 150/200€, come lui riteneva. Stiamo parlando di un Tex (n. 180 “Il Quinto Uomo”) che, perfetto, può valere al massimo una o due decine di euro. Lo compera e poi mi va a dare dello “sprovveduto” a quello che si fa propinare un’anastatica per originale.
A proposito di mitologia fumettistica: il Killer pare essere giunto a cifre considerevoli. E pensare che: 1) inizialmente non se lo filava nessuno, forse si stavano organizzando sul come far partire la speculazione; 2) la ricerca non è per niente giunta a termine, non oso immaginare il fragore se il K dovesse essere declassato ad albo “impazzito” appartenente a stampate del 1959. Guarda caso, non più di una settimana fa abbiamo scritto di disallineamenti (studi per altro precedenti alla scoperta del K) che, come volevasi dimostrare, sono stati debitamente snobbati, ma non ci stupiremmo affatto se qualcuno più in là li usasse per il solito tornaconto economico. Poi, cari pards, una collaborazione! Che ve lo dico a fare: ce ne fosse stato uno che, letti i nostri deliri… “Vero! il mio 3 NBA è disallineato” oppure “Cazzate! il mio NBA è a posto”. Viene da pensar male, accidenti: che stiano tutti col pensiero da un’altra parte? E cioè a come far fruttare 5 e 6 NBA e valorizzare il Leggete? Dai, l’amara verità è che dello studio cronologico di Tex non frega niente a nessuno e si fanno piuttosto orecchie da mercante per relativo tornaconto. Uno studio che comprovi la prima uscita di Tex in versione 1/6 Leggete? Il Killer è in fondo un po’ come il cinesino che sulla striscia originale si becca una scimitarra nella pancia, poi per qualche anno gli tirano calci in faccia e pugni nello stomaco, e poi poverino finisce di nuovo infilzato in una ristampa della ristampa. C’è/Non c’è/Aric’è. 1000€/7000€/500€.
Ah, ai “ben informati” che bazzicano eroicamente pagine social popolate da aziendalisti che si vestono da Tex, va tutto il mio sostegno morale. Come si chiedeva Woody Allen, “se l’universo si espande perché non riesco mai a trovare un parcheggio?” Killer e 1-29 a parte, semmai trovassi parcheggio dagli espansi aziendalisti, prova poi a sussurrargli in un orecchio che qualcosina dell’ultimo albo non ti è piaciuta e vedi come ti va a finire. Un “camicia gialla” che dice di leggere Tex da 50 anni, potrebbe chiederti in che albo si trova quel devastante Tex di Galep che scaglia la lancia sulla tomba di Lilith. È successo. Quello che tu pensi non accada, succede invece in un glorioso forum di Tex, dove un noto luminare della materia informa i vicini di casa che deve andare a rileggersi “Il giuramento” perché non ricorda “cose”. Devi prendere il n. 103, zio.
Ah se l’ignoranza fosse un piacere potresti passare serate meravigliose.
Francesco Bosco [12/09/2023]
Siete anche voi dei cultori dei grandi misteri texiani? Oppure no? In caso negativo urge da parte vostra aderire alla congrega e diventare finalmente adepti a pieno titolo, potendo così accedere alla beatifica visione. Ma ogni iniziato che si rispetti deve pur iniziare da qualcosa. Una prova la deve sostenere. E quale migliore, e tremendo, inizio se non la contemplazione del mistero dei misteri? La questione, come si sa, è terrificante: vengono prima gli uomini o gli scagnozzi? Quale oscura origine nascondono queste tremende parole? Da quali infernali recessi sono state liberate? Voi direte: “Chissenefrega!”. E invece no! Bisogna avere il fegato di guardare in faccia la drammatica verità. Per cui, giunti al passaggio cruciale, come scrisse il sommo vate, “Qui si convien lasciare ogni sospetto; ogni viltà convien che qui sia morta”. E aggiungiamo pure, per non sbagliare, “Ai posteri l’ardua sentenza”, “Chi vivrà vedrà”, “Chi più ne ha più ne metta”, ecc. ecc.
Allegato: Tra uomini e scagnozzi
La redazione [01/09/2023]
Libera uscita senza vergogna per la nostra gloriosa Armata Brancaleone, sempre pronta a partire lancia in resta per la solita crociata delle cause perse. Per cui, se disponete ancora di qualche ideale di scarto e non sapete che farne, rivolgetevi a noi con fiducia. Garantiamo anonimato. Astenersi perditempo.
I nostri contenuti, come al solito molto contenuti:
1) BARACCA, TEX E IL CAVALLINO di Francesco Bosco
2) FUORI PISTA di Mauro Scremin
3) DEATH IN THE SNOW di Tiziano Agnelli & Mauro Scremin
4) AUTOGRAFOMONDO di Piero Caniparoli
5) RESTAURARE, RAPPEZZARE, RINFRESCARE È TUTTO UN LAVORARE di Giuseppe Vannini
6) UN BICCHIERE DI VINO CON MARIO UGGERI di Francesco Bosco
7) INSERTO SPECIALE
LE FRASI CELEBRI
“Ci si domanda il perché di tante cose, ma guai a continuare: si rischia di condannarsi all’infelicità”
(Ray Bradbury)
“Più la gente si interessa dei fattacci tuoi, e più tu devi starne alla larga”
(Tex Willer)
“O meraviglia! Quante elette creature sono qui! Com’è bello il genere umano! O, baldo nuovo mondo, che contieni un simil popolo!”
(William Shakespeare)
“La colpa d’esser vivo e non poter cambiare
Come un ramo secco, abbandonato
Che cerca inutilmente di fiorire
La maschera di un clown in mezzo a un gran deserto
Un fuoco che si spegne, uno sguardo verso il cielo”
(le Orme)
Texiani in libera uscita n. 22
La redazione [03/08/2023]
Arrendiamoci tutti!!!
Quando forze soverchianti ti circondano si può cadere facilmente in tentazione.
Ma Tex, fra le altre cose, ci insegna. Arrendersi? Mai!
Un tempo, nei primi anni settanta, con alcuni collezionisti più grandi, impiegammo più di un mese per verificare l‘esistenza di un albo dell’Uomo Mascherato: telefonate serali, scambi di missive, alfine, in una città vicina, trovammo un collezionista che lo possedeva.
Oggi con la velocità del Web e la facilità di accesso ad una moltitudine di informazioni siamo tutti in grado di dare opinioni con maggiore cognizione, ma, attenzione, purtroppo spesso l’opinione si trasforma in giudizio da “esperto”.
Ed è questo proliferare di pseudo-esperti che rende difficile la difesa, da qui l’assunto iniziale della (ipotetica) resa sul campo.
Mi fermo qui: riponiamo tutti la pistola nella fondina.
Un attimo di silenzio, Signori!
Parla la Scienza!
Piero Caniparoli [26/06/2023]
Ebbene sì, stavolta siamo davvero in dirittura di arrivo. Ecco a voi i fascicoli 1 e 2 del quinto volume, anche se con il materiale raccolto ne abbiamo in cantiere sicuramente un altro paio, dopo di che l’opera “Western all’italiana” potrà ritenersi conclusa (almeno così sembrerebbe…).
Ci sono voluti dodici anni di lavoro per arrivare a questo punto, praticamente una vita, e mai ci saremmo aspettati di dover passare così tanto tempo su una faccenda che, vista la particolarità dell’argomento, dava l’impressione di poter essere chiusa in poche battute. C’è di più, con il pugno di swipes che avevamo all’inizio (parliamo di una cinquantina di copiature), pensavamo di cavarcela pubblicando tutto il materiale sul nostro sito, ben lontani dall’immaginare che eravamo solo all’antipasto (o meglio a un misero aperitivo) e che alla fine la cosa si sarebbe concretizzata in quattro tomi da quasi 400 pagine l’uno e quattro fascicoli da 40 pagine cadauno. A proposito, la scelta dei fascicoli è stata fatta proprio per darci la possibilità di aggiornare l’opera ogni volta che disponiamo della necessaria quantità di fonti, dato che queste arrivano ormai sempre più col contagocce. Insomma al momento non vi è materiale in quantità tale da riempire un quinto volume. Ecco quindi i fascicoli.
“Western all’italiana” è un’opera di documentazione basata su tre elementi: fonte/copiatura/informazioni. Qualcuno ha anche provato a commentare e a recensire il lavoro da noi svolto, dimostrando quasi sempre di aver colto in modo positivo lo spirito della nostra fatica, di aver capito il significato della nostra dura ricerca. La cosa ci ha fatto piacere, anche se in genere un’opera di documentazione come la nostra non richiederebbe nessun tipo di analisi e neanche si dovrebbero scomodare fior di esperti, basterebbe sfogliare le pagine per capire. Le immagini, dove si vedono una fonte e una copiatura e tutte le informazioni necessarie, parlano da sole.
Insomma sembra sia finita qui ma non ne siamo poi tanto sicuri. E alla fine ci sia concesso dire che tutto quello che abbiamo fatto è stato ispirato a grande passione per il fumetto e a indomito spirito di ricerca. Non sembri una vanteria, la nostra, ma quello che abbiamo trovato, e che abbiamo voluto condividere, può far piacere o meno ma siamo sicuri abbia dato un sia pur “piccolo” contributo alla storia del fumetto nostrano e non. Il resto sono chiacchiere.
La redazione [01/05/2023]
Una storia come tante altre storie di fumetto che abbiamo sentito raccontare, appassionante quanto semplice. Un acquisto avvenuto molti anni fa da parte un amico collezionista che lo ebbe da un altro collezionista che a sua volta, molti anni prima, lo aveva portato via dall’Italia assieme a dei Tex, destinazione Svizzera. La storia di un foglio che si perde nella notte dei tempi, la storia di un odore antico di carta. Carta molto sottile, fragile…
Allegato: Un manifesto per amico
La redazione [01/03/2023]
Amici lettori e fratelli cari!
Uscita eccezionale per la nostra rivistina di quart’ordine. Del resto non abbiamo sponsor, non abbiamo regole, non abbiamo scadenze, non conosciamo soste e non dobbiamo rispondere a nessuno se non alla passione che ci comanda. Insomma, facciamo quello che ci pare e quello che abbiamo da dire lo diciamo (sempre a ragion veduta, però). Altrimenti che libera uscita sarebbe? Il divertimento, dove lo mettiamo?
Ma bando alle ciance e fiato ai contenuti.
In ordine di apparizione:
1) TIGER JACK: IL MISTERO SVELATO di Tiziano Agnelli
2) COLLEZIONISTI, STRANA GENTE di Massimiliano Benassi
3) VIAGGIO NEL TAPPO DI SUGHERO di Piero Caniparoli
4) FOTOGRAFIE E MODELLI di Francesco Bosco
5) FUORI PISTA di Mauro Scremin
Dulcis in fundo, come ormai si usa da noi, l’INSERTO SPECIALE.
Ma prima, immancabili, irrinunciabili
LE FRASI CELEBRI
Morire per morire, non è meglio farlo con una pistola in pugno e guardando in faccia l’avversario?
(Tex Willer)
Sono un uomo di cuore, io, e quando penso che anche i becchini hanno famiglia, mi commuovo e faccio di tutto per procurar loro lavoro.
(Tex Willer)
Willer se ne infischia delle leggi, e quando uno gli spara addosso, non aspetta che arrivi lo sceriffo per far arrestare il colpevole.
(Stella)
L’assenza di prove non può certo fermare la pallottola di una colt!
(Tex Willer)
Texiani in libera uscita n. 21
La redazione [03/11/2022]
Secondo appuntamento con “I quaderni del Tex”, dove prosegue la stesura della cronologia degli albi di Tex della seconda serie gigante accompagnata da informazioni che spero siano di interesse per chi mi segue.
Cominciamo col dire che la cronologia texiana, specie quella del gigante seconda serie, è un argomento altamente sensibile e che trattarne i dati richiede sempre una particolare perizia. In verità la raccolta delle informazioni passa principalmente attraverso la consultazione di materiale ufficialmente identificato e censito, ma è altrettanto vero che spesso si ha anche a che fare con materiale non “catalogabile”, in sostanza con albi o di difficile collocazione o di cui se ne presume l’esistenza. Per quel che mi riguarda, una scheda cronologica ha bisogno che la tal versione dell’albo sia adeguatamente comprovata, supportata da dati precisi tecnici come autorizzazioni, slogan pubblicitari congrui, e presenza o meno di strilli, di date nelle testatine, pagine numerate e censure. Solo dalla registrazione di tutti questi elementi si può generare una solida scheda di un albo di Tex. In realtà, le cronologie di Tex, come ad esempio quelle del gigante seconda serie, sono forzatamente molto succinte, visto che è impossibile stilare l’elenco di tutte le versioni editate, in special modo nei suoi primi anni di vita: sono infatti troppi gli elementi, oltre quelli da sempre consolidati, che differenziano le versioni. Basta solo pensare che del numero 1 abbiamo ufficialmente sei diverse edizioni non censurate: NBA con Killer, NBA con Willer, Leggete senza purtroppo, Leggete con purtroppo, NBA PR, e Leggete senza strillo, a cui potremmo aggiungere una miriade di elementi come le misure degli albi, le “presunte” sfumature dei colori delle copertine, eccetera, caratteristiche attraverso le quali probabilmente arriveremmo a censire una ventina di varianti e a parlare di almeno 4-5 tipografie.
Ecco, “I quaderni del Tex” provano a dare un contributo a quello che negli ultimi decenni è stato studiato e pubblicato da molti, sottolineando che chi ha il compito di riferire (nel caso il sottoscritto), non pretende di avere in mano la “verità assoluta”. Quello del cronologista è alla fine un mestiere assai rischioso: si possono scrivere mille cose giuste, ma alla prima sbagliata si è messi inesorabilmente nel mirino. Ma a me piace prendere i rischi.
Come mostra l’immagine a corredo di questa presentazione, il Quaderno del Tex n. 2 è stato stampato assieme al ricercatissimo volume 2 di “Western all’italiana” che andò esaurito nel giro di poche settimane. Lo sforzo è stato notevole, visto che una tiratura limitata (circa 20 pezzi) è assai complicata da gestire economicamente… ma ce l’abbiamo fatta.
Francesco Bosco [31/10/2022]
Quando nel nostro paese il patrimonio culturale viene lasciato andare in malora, vuoi per mancanza di fondi o per incuria, esposto com’è agli agenti atmosferici nonché alla virulenza di parassiti, insetti e roditori, del resto ormai da noi la cultura è diventata un optional, si deve solo alla passione e alla lungimiranza dei privati se qualcosa verrà tramandato alle generazioni future. In questo caso la lungimiranza ha radici molto antiche, infatti la genesi della Fondazione risale al lontano dicembre 1997. A quel tempo, un ex-magistrato in pensione, il Dottor Adriano Rosellini di Senigallia, consapevole di aver raccolto per tutta la vita una mole immensa di giornali, riviste, fumetti e libri, si pone il problema di cosa potrebbe accadere a questo materiale in caso di sua dipartita, e decide che la cosa migliore sia di fondare una Onlus che ne curi la conservazione e la messa a disposizione per studiosi e aficionados negli anni a venire. Facendo appello a qualche appassionato che condivide con lui l’interesse e l’amore per la letteratura popolare, crea dal niente un’organizzazione che è attiva ancora tutt’oggi. I primi consiglieri a coadiuvarlo nella sua meritoria opera sono stati: il Prof. Umberto Bartocci, ex-docente di cattedra all’università di Perugia, il compianto e mai dimenticato Claudio Bruschi, grafico pubblicitario nonché collezionista di Rimini prematuramente scomparso, il Dottor Massimo Felletti di Comacchio, grande collezionista nonché uno dei massimi esperti dell’opera di Agatha Christie, oggi presidente di un fan club che conta circa 5.000 iscritti, e l’autore di questo articolo, Tiziano Agnelli di Brescia, aspirante bibliografo nonché cultore da sempre di letteratura popolare con particolare enfasi su tutto ciò che riguarda il West e la Frontiera americana, nelle diverse accezioni: filmica, storica e letteraria. Oggi i suddetti sono ormai stati sostituiti da altrettanto validi collaboratori che si sono assunti l’onere di portare avanti gli obiettivi per cui la Fondazione è stata concepita. All’inizio non ci si proponeva di fare pubblicazioni di sorta, poi l’esigenza si manifestò prepotentemente e dal lontano 1998 vengono editati prima i romanzi di due marchigiani doc, Luciano Anselmi di Fano e Mario Puccini di Senigallia, e poi tutta una serie di monografie dedicate all’illustrazione nonché tematiche attinenti al genere: proto-fantascienza, western, poliziesco. La Fondazione recupera opere di famosi illustratori, Kurt Caesar, Karel Thole e Carlo Jacono, quest’ultimo molto sviscerato stante una copiosa donazione di tavole originali dovuta alla munificenza della vedova. Il punto più alto di questa produzione lo si ha nel 2014 quando immette sul mercato, dopo che la Milano Libri l’aveva abbandonata vent’anni prima, la parte finale delle avventure di Jeff Hawke, nella sua incarnazione come Lance McLane, il medico delle stelle. La più grande saga fantascientifica a fumetti (ma non solo) trova finalmente la conclusione, con la pubblicazione delle ultime storie inedite, sotto l’egida della collaborazione con Duncan Lunan, sceneggiatore delle stesse, nonché del disegnatore/creatore del personaggio, il mitico Sydney Jordan, oggi novantaquattrenne. I due volumi conseguiranno nel 2015 il premio per la miglior iniziativa editoriale che ogni anno l’ANAFI (Amici del Fumetto) di Reggio Emilia riserva, unitamente ad altri premi, a quanti si sono distinti in campo editoriale per iniziative dedicate al fumetto.
Se poi parliamo delle sinergie con il comune di Senigallia, va ricordato che ormai da anni la Fondazione, nell’ambito della kermesse estiva “Ventimila righe sotto i mari in giallo” organizza mostre antologiche che nel corso del tempo hanno visto sugli scudi personaggi come Dylan Dog, Julia, Topolino investigatore, per poi raggiungere l’apice lo scorso anno, con la mostra su Sherlock Holmes, in collaborazione con il Dottor Gabriele Mazzoni, che è uno dei primi tre collezionisti di memorabilia sherlockiane al mondo.
Il lungo preambolo solo per certificare che, laddove non arriva lo stato italiano, ci sono ancora dei privati di buona volontà che perseguono e sviluppano un preciso percorso culturale che, per la colpevole assenza delle istituzioni, verrebbe altrimenti a cadere nell’oblio.
Tornando a bomba, nel 2015 il patron, Dottor Rosellini, sortì l’idea, in gestazione da tempo, di apprestare una monografia sul western. Premesso che chi scrive, pur essendo un appassionato della prima ora, si dichiarò da subito contrario, non certo per l’argomento scelto, ma piuttosto per lo scarso appeal che questo avrebbe avuto presso il pubblico, l’opera venne comunque portata avanti, con l’evocativo titolo di: “Non solo America: l’avventura del western in Italia nel secolo XX”. I contributori furono scelti in base a precise caratteristiche, e quindi abbiamo nomi di tutto rilievo come Gianni Brunoro, Alfredo Castelli, Giulio Cesare Cuccolini, Renato Rizzo e il “maestro” Sergio Tarquinio. A questi assi della saggistica fumettistica, si unirono Mariangela Cerrino (in arte May Ionnes Cherry) la decana degli scrittori western italiani che concesse la pubblicazione di un suo racconto inedito e Alessandra Calanchi, figlia di quel Giuseppe Calanchi che negli anni ’60, sotto svariati pseudonimi americanizzanti, dilettò le giovani generazioni con un florilegio di romanzi western.
Chi scrive invece curò la parte bibliografica, inserendo centinaia di segnalazioni di libri (romanzi e saggi) sull’argomento, nonché la bibliografia di un gigante della sceneggiatura fumettistica quale fu Franco Baglioni, al tempo relegato in un immeritato oblio, e un ricordo personale sull’incontro con uno dei più famosi scrittori americani di western del secondo dopoguerra: il compianto Gordon D. Shirreffs, che lo ospitò generosamente nella propria abitazione californiana nel lontano 1988. Il tutto corredato da un apparato iconografico notevole, con la riproduzione di illustrazioni sul tema opera di Carlo Jacono e Guido Crepax.
La stagione d’oro del western in Italia, di pari passo con quanto al tempo offriva la macchina del cinema hollywoodiano, va dalla fine degli anni ’50, con le collane di Longanesi, per poi passare a Sonzogno e infine dal 1979 ai primi anni ’90 alla gloriosa Frontiera Edizioni di Bologna. Quindi gli autori degli articoli si sono messi di buzzo buono, e qui cito paro paro le parole del compianto Luciano Tamagnini, pilastro dell’ANAFI, che in una sua recensione sul saggio scrisse: “per realizzare una mappa di questi western, fornendo agli appassionati una storia affascinante ed avvincente di questa tipologia di racconti, degli scrittori che ne hanno decretato il successo, e dei disegnatori che ne hanno illustrato le pagine e creato le copertine che hanno attratto migliaia di lettori”. E ancora: “In questo libro si respira l’aria della prateria, la voglia della conquista, la pericolosità delle armi da fuoco, di cui sembra quasi di respirare l’odore acre degli spari”. Per concludere con le sue parole: “Il lavoro della Fondazione Rosellini diviene così un catalogo estremamente complesso, ricco di notizie e gustabile anche da chi non ricerca solo notizie; il racconto del West nei fascicoli italiani c’è tutto”.
Che altro dire sull’argomento: la voglia di interessare, la ricerca certosina degli argomenti da approfondire e, perché no, le esperienze personali, contribuiscono a creare un unicum che mai prima d’allora era stato trattato a questi livelli.
Per concludere: Signori, il Western è morto, viva il Western!
https://www.fondazionerosellini.eu
Tiziano Agnelli [30/09/2022]
In occasione dell’uscita dello sconcertante quarto volume di “Western all’italiana” ci sembra doveroso porgere un sentito e caloroso ringraziamento a tutti coloro che, noti e meno noti, con il loro duro lavoro hanno contribuito all’universale successo del nostro personaggio. E quindi GRAZIE DI CUORE a:
Aurelio Galleppini, Alex Raymond, Harold Foster, Al Williamson, Harry Bishop, Achille Beltrame, Walter Molino, Rino Albertarelli, Gino D’Antonio, Roy D’Amy, Giulio Bertoletti, John Buscema, Frank Giacoia, Josè Luis Salinas, Alberto Giolitti, Giovanni Ticci, John Prentice, Austin Briggs, Emmanuel Mac Raboy, Everett R. Kinstler, Mort Kunstler, Charles Copeland, Raffaele Paparella, Pier Lorenzo De Vita, Francesco Gamba, Dino Battaglia, Hugo Pratt, Enrico Bagnoli, Giovanni Benvenuti, Alvaro Mairani, Alex Toth, William Vance, Rafael Cortiella, Carl Pfeufer, Ferdinando Carcupino, Al McWilliams, Charles M. Russell, Charles Schreyvogel, Frederic Remington, Frank McCarthy, Arturo Del Castillo, James Bama, George Eisenberg, Lu Kimmel, Jordi Penalva, John Leone, Carl Hantman, Al Carreno, Don Spaulding, Stanley Borack, Gil Kane, Doug Wildey, Willard L. Neeley, Robert Stanley, Bob Correa, Sam Savitt, Tom Gill, Michael Codd, George Wilson, Vic Prezio, Rodolfo Gasparri, George Gross, Aldo Capitani, Otello Mauro Innocenti, Clarence Doore, Ron Lesser e chissà quanti altri…
P.S. Ricordiamo a collezionisti e appassionati che a partire dalla prima settimana di ottobre sarà disponibile anche il secondo numero de “I quaderni del Tex”!
La redazione [22/09/2022]