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Francesco Bosco [24/11/2025]
La storia delle censure subite da Tex è ormai nota a molti. Eppure, fino a una quindicina d’anni fa, c’era ancora chi lo “etichettava” come “un tipo di poche parole e molti pugni, con un innato senso della giustizia”, “un ranger eticamente irreprensibile”, oppure “uno che incarnava i valori di una certa parte politica”. Insomma, potremmo riempirci un libro intero di sciocchezze del genere. Ma allora, da dove nascono davvero le censure?
La verità è che Tex è un personaggio complesso, proprio come lo siamo noi. A volte duro, altre volte tenero; in certi momenti sicuro di sé, in altri ingenuo. Basta scegliere le storie giuste e se ne può tirare fuori un lato diverso ogni volta.
Nei primi episodi prende colpi in testa a ogni pagina: viene catturato, sorpreso, ferito, buttato giù da una rupe e chi più ne ha più ne metta. In altre avventure è cinico e spietato; in altre ancora sa perdonare. Dipendeva molto anche dall’umore di chi lo scriveva: quel certo Bonelli. Per questo, Tex è meglio non etichettarlo. Mai.
Un giorno qualcuno disse a Bonelli:
“Lei ha creato un linguaggio, un modo tutto bonelliano di costruire i dialoghi. Con i dialoghi ottiene tutto, persino lo sfondo antropologico…”
E lui, secco: “Vuole una revolverata?! E che diavolo è lo sfondo antropologico?”
Già, cos’è lo “sfondo antropologico”? Forse quello che, nel 2009, un forumista texiano cercò goffamente di definire mentre dava una sua interpretazione del personaggio, immaginandolo incapace di sparare alle spalle o a far impiccare qualcuno. Gli facemmo notare che, continuando a leggere solo le edizioni censurate, era normale che si creasse certe idee… ma che esistevano anche altri “sfondi”, ben diversi, che lui non conosceva.
E allora andiamo al sodo.
Da Tex, l’uomo ciclone:
Dunlop: “Chi siete?.. Come osate?.. Sarete impiccato per aver…”
Tex: “Calma, sbruffone. La corda per impiccarmi non l’hanno ancora fabbricata. Ma la vostra, credo, sta già per penzolare da un bell’albero!”
Questo scambio si legge anche nelle ristampe da 350 lire. Ma è l’epilogo a cambiare.
Nella versione censurata:
Didascalia: “Affrontando generosamente la furia della folla, Tex riesce a indurre a più miti consigli anche i più irriducibili sostenitori del linciaggio e il giudice e i suoi complici vengono condotti in carcere”.
La versione originale, però, dice tutt’altro:
“Di fronte alla furia della folla, nemmeno Tex può impedire che si trascini via il banchiere e il suo complice verso la periferia del villaggio, dove sorge una robusta quercia.”
E Tex aggiunge:
“Barba del diavolo! Se avessi tentato di impedire il linciaggio, avrebbero impiccato anche me!”
A Roma si direbbe: Mo’ mettece ’na pezza!