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Francesco Bosco [09/11/2025]
Parte prima - “Il certificato di scomunica”.
Faccio la fila al banchetto di San Giuseppe, patrono dei collezionisti in via di smarrimento, per farmi rilasciare il certificato di autenticità: “vero lettore di fumetti, non mercante d’occasione”.
La fila è lunga, ma resisto. Devo presentarmi a Lucca Comics in regola, io … mica uno di quei pellegrini che si fanno chiudere in una stanzetta con l’artista giapponese e, tra un autografo e un selfie, si fanno alleggerire il portafoglio in nome del culto.
Davanti a me, però, vedo facce cupe. Pare che San Giuseppe interroghi i fedeli con un piccolo esame di coscienza:
“Leggi ancora le storie o solo i codici ISBN?”
“Ti emoziona l’inchiostro o ti eccita la numerazione limitata?”
Molti cadono sul primo comandamento: “Ama la lettura sopra ogni tiratura”.
Quando tocca a me, San Giuseppe mi squadra come si guarda un reperto di un’altra epoca. Non fa domande. Mi mette in mano un certificato di scomunica.
“Che lo possino ammazza’… dev’essere un errore di stampa!” penso. Ma poi mi accorgo che è tutto giusto. Non è più tempo di puri… di quelli che comprano per amore, non per investimento.
Forse San Giuseppe mi ha voluto bene così: meglio bandito che convertito.
O forse, chissà, anche lui ha imparato che i miracoli oggi si fanno solo con la valuta giusta.
Così alla fine a Lucca Comics (sì, lo so che si chiama Lucca Comics and Games) ci mando l’inviato speciale. Lui ha un passi buono per tutte le stagioni, anzi due: quello falso da collezionista scomunicato e quello da agente segreto.
A Lucca come si muove lui, nessuno: scansa le file come fossero illusioni ottiche, entra dappertutto senza badge, parla con gli editor senza mai farsi riconoscere. È come se avesse il codice sorgente della fiera.
C’ha il Matrix giusto, insomma… gli rimbalza tutto: gli spintoni, i cosplay fluorescenti, perfino San Giuseppe.
Lo vedi aggirarsi tra gli stand come un pellegrino zen in mezzo a una bolla di plastica trasparente.
Gli altri arrancano con borse, zaini, pacchi di variant e facce sudate da penitenza collettiva; lui, invece, fluttua… e sapeste quanto odia gli zaini!
Vabbe’,ogni tanto mi manda un messaggio:
“Frate’, qui tutto regolare. L’altare dei Funko Pop è sempre il più affollato. Il mercato dei miracoli procede benone.”
Io leggo, sorrido e mi dico che forse San Giuseppe aveva ragione: i puri non servono più, servono gli inviati speciali.
Quelli che tornano a casa con le mani vuote, ma con l’anima ancora un po’ intatta… e un Corto da portare a San Giuseppe.
E poi mi fa : “A frate’, ma “copia 1 di 1200”… “copia 1 di 1200”…”copia 1 di 1200”… cos’è una stregoneria?”
Parte seconda - “I miracoli numerati”
Passando alle cose serie, mi sembra che l’evoluzione della kermesse lucchese alla fine debba essere accettata così com’è.
Sì, c’è del rammarico, inutile negarlo. Perché davvero questi personaggi che “trafficano” con le limited e le variant non sappiano minimamente che cazzo hanno tra le mani. A loro interessa comprare a tot e vendere a tot quadruplicato. Punto. Il fumetto è solo il pretesto, come un gratta e vinci con le figure.
E, sia detto per inciso, gli attori di questa amenità non sono solo traffichini e piccioni: sono gli editori stessi, che si sono messi a vendere la febbre invece del fumetto. Hanno capito che basta cambiare la copertina, aggiungere un bollino dorato e chiamarla “limited” per trasformare la carta in valuta.
È l’industria dell’emozione seriale, confezionata a tiratura numerata: più che editori, oggi sembrano stampatori di miraggi.
Che ci vuoi fare. È la solita storia di Wanna Marchi e i suoi piccioni, solo che qui al posto del sale miracoloso ci sono le copertine variate e le firme “esclusive”.
Ma sia chiaro: questo non toglie il diritto agli scomunicati - noi, gli ultimi dei puri - di dire la nostra, e ogni tanto concederci una meritata presa per il culo.
Perché se non possiamo più salvarci con la fede, almeno possiamo redimerci con l’ironia.
E allora lasciamoli là, i nuovi adepti del culto del cellophane, intenti a venerare l’odore del PVC e le notifiche del PayPal.
Noi, dal canto nostro, anche se in tutto questo “avariume” è rimasto ben poco da leggere, continueremo a sfogliare e a consumare le pagine con le dita: l’unico atto sacrilego che ancora valga la pena di commettere.