Sei in: Home page > Autori > 26 settembre 2025
Francesco Bosco [26/09/2025]
Il tempo, si sa, finisce per sbiadire tutto. A volte persino le cose che hanno lasciato un segno profondo nella tua vita.
E, a proposito di segni, credo che nessuno, nel mio personale universo fumettistico, abbia avuto un ruolo più importante di Sergio Bonelli.
Sono cresciuto con Topolino, Super Eroica e con gli avventurosi albi della Bianconi. Ma il giorno in cui ho incontrato Tex, tutto è cambiato. Davvero tutto. Pur continuando a leggere le testate di prima, nessun personaggio riusciva ad avvicinarsi alla passione che provavo per il Ranger creato da Galep e Bonelli, un personaggio che, tra l’altro, era entrato nella mia casa accompagnato dai disegni di Giovanni Ticci.
Poi, un giorno, arrivò Zagor. Questo strano eroe vestito in modo singolare, i cui albi vedevo spesso in edicola, entrò nella mia vita quasi per caso: fu mio zio a regalarmi La Mano di Allah. Lo lessi d’un fiato, e subito dopo comprai anche Molok. Poi smisi per un po’, finché non arrivò Indian Circus… ed è lì che scoccò la scintilla definitiva. Da quel momento fu amore totale.
Indian Circus e la straordinaria sequenza di capolavori firmati da Nolitta e Ferri cambiarono il mio modo di vivere il fumetto. In quegli stessi anni Tex pubblicava storie immortali come La cella della morte e Terra promessa - eppure nulla da fare: ormai era l’uscita di Zagor quella che attendevo con più trepidazione.
Una sensazione simile l’avrei provata solo nel 1977, con l’arrivo di Berardi e Milazzo e i loro capolavori I gentiluomini, Omicidio a Washington e Chemako.
Sergio Bonelli - o meglio, Guido Nolitta - è stato per me un punto di riferimento vitale dell’adolescenza. Con lui ho condiviso una corrispondenza durata quindici anni, e da lui ho imparato molto più di quanto potessi immaginare: l’arte di comporre una frase, la poesia nascosta nei messaggi, il piacere di scrivere a un amico, a una ragazza, o perfino nei temi scolastici. Ancora oggi, quando mi capita di usare quella sua espressione “dal momento che…”, sorrido pensando a lui.
Oggi sono passati quattordici anni da quando se n’è andato. E volevo semplicemente dedicargli un pensiero. Perché, alla fine, il tempo non riesce davvero a cancellare tutto.