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Francesco Bosco [16/09/2025]
Spiegare cosa accade quando scrivi un libro e arriva il momento di portarlo in tipografia non è affatto semplice. Non intendo raccontare per filo e per segno la mia personale “storia tipografica”, ma qualche episodio merita almeno di essere ricordato.
Il primo volume di Western all’Italiana andai a ritirarlo direttamente a Frosinone, ancora “caldo” di stampa stava uscendo dalle macchine. Il titolare della tipografia me lo consegnò poche ore prima della mia partenza per la fiera del fumetto di Reggio Emilia. Solo una volta arrivato al banco della fiera mi accorsi dell’amara sorpresa: la brossura era pessima, la colla di qualità scadente e molti volumi si spaginavano già al primo tocco. Non bastasse, erano stati usati i file delle prove provvisorie, lo stesso identico errore che avrebbe commesso anche la seconda tipografia con il volume 2.
Il terzo “Western”, poi, fu una vera odissea. Gli appunti che avevo consegnato a una delle due titolari della tipografia furono completamente ignorati, con effetti disastrosi su font e immagini. Per non parlare degli appuntamenti presi e poi “dimenticati”, e dell’ordine di 200 copie che si trasformò magicamente in 182. Lo scoprimmo contando i volumi uno per uno, io e un amico, davanti a loro. La giustificazione fu sconcertante: il libro, dissero, lo avevano fatto stampare altrove e lì era avvenuto l’errore.
Con il quarto volume di Western all’Italiana, le ristampe successive e la collana dei Quaderni del Tex, decisi di affidarmi alla storica tipografia Facciotti di Roma, fondata addirittura nel 1556. Una scelta finalmente felice: professionalità impeccabile e, nell’unica occasione in cui si verificarono errori, si assunsero la responsabilità ritirando i volumi difettosi e ristampandoli da capo.
Gli ultimi due numeri dei Quaderni del Tex e questo mio nuovo libro, Copiamolo!, li ho invece affidati a una tipografia importante della zona di Roma. Non è la Facciotti, che nel frattempo ha chiuso i battenti con il pensionamento del titolare (una persona che non ti faceva mai sentire un semplice numero), e per ora devo accontentarmi.
In tutto questo c’è poi la questione economica, che è quasi sempre una rimessa garantita. Con questi lavori non si guadagna un fico secco, al contrario di quanto molti potrebbero immaginare. Anzi: l’inesperienza iniziale mi è costata qualche migliaio di euro. Solo recentemente sono riuscito a tamponare le perdite.
Prendiamo ad esempio i volumi della collana Western all’Italiana: per realizzarli è necessario procurarsi materiale a fumetti raro, spesso costosissimo. Solo le prime annate di Grand Hotel mi sono costate la bellezza di 600 euro. A questo si aggiungono gli infiniti spostamenti in auto, le copie omaggio, le spese di spedizione, gli sconti richiesti in continuazione e persino il “tributo” agli immancabili imbroglioni che, con modi convincenti, si fanno consegnare materiale prezioso per poi sparire senza più farsi vedere. Una tristezza senza fine.
Affidarsi a un editore, certo, eliminerebbe gran parte di rischi, ansie e costi imprevisti, ammesso che esista un editore disposto a stampare le mie cose. Ma non mi faccio illusioni: anche in quel caso non credo che i proventi sarebbero chissà quali.
Comunque, dalla fine Quaderno 6 e volume Copiamolo! saranno a disposizione degli amici texiani e non, da questo fine settimana.
E per dicembre sto preparando una Guida tascabile di Tex - con schede sugli originali e la loro valutazione - in arte povera: roba in B/N, carta riciclata, senza quasi immagini. Una comoda guida che costi poco, da portarsi dietro quando si fanno acquisti.