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Francesco Bosco [14/07/2025]
Oggi non parliamo di fumetti.
Era il 2019 quando vidi per la prima volta questo ragazzo e decisi di pubblicare un post su Facebook. Avevo la netta sensazione di trovarmi davanti a qualcosa di speciale, a un tennista fuori dall’ordinario. Scrissi quello che potete leggere nello screenshot che ho tratto dalla mia pagina, usando non a caso la parola “fenomeno”.
Che fosse un ottimo prospetto lo potevano intuire in tanti. Ma definirlo fenomeno sembrò, a molti, un azzardo. E infatti le critiche e le ironie non tardarono ad arrivare. Dovetti persino specificare che si trattava di un italiano, perché con quel nome e cognome – Jannik Sinner – qualcuno lo dava già per austriaco o tedesco.
Oggi tutti lo celebrano, ma per due o tre anni ho visto ben pochi crederci davvero. I più lo guardavano con scetticismo, se non addirittura con sufficienza. E ora, come sempre accade, tutti salgono sul carro dei vincitori. A prescindere, ovviamente, dalle solite teste di legno che continuano a ridurre la questione alla sua residenza a Montecarlo, come se l’eccellenza sportiva dovesse per forza coincidere con la residenza fiscale.
Io il tennis lo seguo da sempre, mi appassiona più del calcio, e qualcosa credo di capirne. E posso dire la mia con convinzione: Sinner è ancora più forte di quanto oggi sembri. Sì, tutti parlano della sua testa, della tenacia, della freddezza nei momenti decisivi. Ma secondo me, la vera forza di Sinner non è mentale. O meglio: lo è, ma in secondo piano. Il vero punto di forza di Jannik è un talento naturale fuori scala. Un talento che lo toglie dai guai quando tutto sembra perduto. E poi c’è la sua struttura fisica: con quelle leve, copre un metro di campo in tutti i lati in più rispetto ai suoi avversari. Sembra poco, ma è tantissimo.
E già che sono in modalità "presuntuoso", ricordo anche un altro episodio. Era il 2017, campionati europei under-qualcosa. Tra i giovani dell’Inghilterra ce n’era uno che mi lasciò di stucco: si chiamava Ademola Lookman. Anche allora scrissi un post su Facebook, e anche allora non mi filò nessuno. “Non capisco come nessuno si accorga di questo ragazzo”, scrivevo.
Oggi per prenderlo dall’Atalanta servono tra i 50 e i 70 milioni. Fate un po’ voi.