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Francesco Bosco [09/06/2025]
Da ieri ho ripreso in mano una delle collane a fumetti più affascinanti mai pubblicate in Italia: Un Uomo, un’Avventura, edita dalla Cepim a partire dal novembre 1976. Il primo volume, L’Uomo del Nilo, fu illustrato dal geniale Sergio Toppi, mentre la serie si concluse con il trentesimo episodio, disegnato da Ferdinando Tacconi.
Ricordo bene quando iniziai a collezionarla: ero al terzo anno del liceo scientifico Antonio Labriola di Ostia, una scuola turbolenta in piena epoca anni di piombo. Lì, i collettivi studenteschi rossi dettavano legge nei corridoi, ma Ostia era anche un territorio di frontiera, dove serpeggiava un certo attivismo neofascista e circolavano nomi poco rassicuranti come quelli dei Triassi e dei Fasciani.
In quel contesto così acceso e a tratti pericoloso, leggere fumetti e suonare la chitarra non era ben visto: attività da “zecche”, dicevano. E io, che facevo entrambe le cose, preferivo però restare lontano dalla lotta di strada, dedicandomi piuttosto a quella interna alla scuola, più dialettica che muscolare.
Comprai L’Uomo del Nilo in una fornitissima edicola Mondadori, lontana dal mio liceo. Si trovava proprio sotto l’edificio accanto al liceo Enriques, e forse anche per questo mi sembrava un piccolo rifugio. Quelle 2.500 lire le spesi con entusiasmo: i disegni di Toppi mi avevano incantato, lasciandomi letteralmente a bocca aperta.
Abitavo a Fiumicino e per tornare a casa impiegavo quasi un’ora, tra autobus e attese. Appena rientrato, mangiai in fretta e mi immersi subito nella lettura. Tuttavia, la storia non mi colpì come speravo. Anzi, mi sembrò un racconto piuttosto piatto, e i magnifici disegni di Toppi apparivano quasi sprecati in quel contesto narrativo.
Il testo era di Decio Canzio, uno sceneggiatore che non ho mai particolarmente apprezzato. Le sue storie su Tex, Zagor e persino su Rodeo non mi hanno mai convinto. Rileggendo oggi L’Uomo del Nilo, ho in parte rivalutato l’opera: alcune tavole di Toppi conservano un’eleganza straordinaria, anche se, con il senno di poi, è evidente che l’artista avrebbe dato il meglio di sé negli anni successivi, affermandosi come uno dei più grandi illustratori nella storia del fumetto italiano.
La trama ruota attorno alla figura di Bob Wingate, un giornalista inglese e coraggioso corrispondente di guerra, inviato a Khartoum durante l’assedio del 1885. Il suo compito: consegnare ai rinforzi i diari del generale Gordon. Ma non riuscirà ad arrivare in tempo per salvare le truppe, vittime della furia mahdista. Una vicenda tragica, epica nelle intenzioni, ma che forse non riesce a decollare davvero sul piano emotivo, nonostante l’innegabile fascino grafico.