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Francesco Bosco [22/01/2025]
Facendo ricerca su una copertina sexy di Alessandro Biffignandi, nella quale compare il viso di Debbie Harry, la frontwoman dei Blondie, band musicale che ha segnato la scena musicale degli anni ’70 e parte degli ’80, ho scoperto che la Harry fu avvicinata da Ted Bundy, il più famoso serial killer della storia americana.
Per la cronaca, lo studio della cover di Biffignandi fa parte di un lavoro che, chissà, forse un giorno pubblicherò. Ne riporto qui uno stralcio:
Di Debby Harry si sa di un suo presunto incontrò avvenuto a New York con il serial killer Ted Bundy nei primi anni ’70, quando Ted Bundy naturalmente non era ancora noto alle cronache. La Harry cominciò a parlare dell’accaduto soltanto nel 1989, anno in cui il criminale morì sulla sedia elettrica: “Erano anni che non pensavo a quell’incidente. L’intera descrizione di come ha operato e di che aspetto aveva e del tipo di macchina che guidava e del periodo di tempo in cui lo stava facendo in quella zona del paese si adattava perfettamente. Ho detto: ‘Mio Dio, è stato lui”.
Nella sua biografia, “Parallel Lives”, uscita nel 2012, scrive: “Era notte fonda e stavo cercando di attraversare Houston Street dal Lower East Side alla 7th Avenue. Per qualche ragione non c’erano taxi e indossavo queste grandi scarpe con la zeppa. Questa macchina continuava a girare in tondo, questo ragazzo gridava: “Vieni, ti do un passaggio”. Alla fine, mi sono arresa e sono salita in macchina. Mi sono resa conto di aver commesso un grosso errore. Per prima cosa, faceva molto caldo in macchina e i finestrini si alzavano quasi fino in cima. Il ragazzo aveva una camicia bianca e lui era molto bello. Poi mi sono resa conto che questo ragazzo aveva il peggior odore che io abbia mai sentito. Poi ho guardato la porta per abbassare il finestrino e ho visto che non c’era né maniglia né manovella. Mi sono guardata intorno e ho visto che la macchina era stata sventrata, non c’era niente lì dentro, mi si rizzarono i peli sulla nuca, così ho infilato il braccio fuori dalla fessura della finestra e sono riuscita ad aprire la porta dall’esterno. Sono stata così fortunata”.
Come appassionato di storia della criminalità, oltre che di fumetto, non ricordo che Bundy fosse mai stato segnalato a New York, per cui mi viene da pensare che si tratti di un episodio, magari accaduto realmente, ma nel quale la Harry ha inserito la figura di Ted Bundy solo per ammantare di sensazionalismo la sua biografia.