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Piero Caniparoli [07/08/2024]

Non sopravvive la specie più forte ma quella che si adatta

Partiamo subito con la frase tanto cara ai Biologi naturalisti che mi viene naturale traslare al tumultuoso mondo del Fumetto, comprensivo di tutti i suoi attori: autori, editori, lettori, collezionisti, commercianti, forum, social, chi lo ama come forma d’arte e chi invece lo denigra come prodotto sottoculturale. La sensazione che ci invade, altalenante e contraddittoria, mescola il tempo aureo passato e l’incertezza del futuro, permeando il presente – come del resto nella società attuale – d’ insoddisfazione continua. I ruoli, una volta ben definiti, da diversi anni sono diventati multitasking: oggi abbiamo in particolare collezionisti lettori che sono: critici, esperti, opinionisti e pure venditori, e di sicuro mi sfugge qualcosa. Ma tutto questo non ha portato a un miglioramento ma al contrario a un abbassamento qualitativo. Ne è un esempio il declino dei forum dedicati al medium, alcuni un tempo frequentati da diversi collezionisti preparati e competenti che affrontavano tutti i vari aspetti donando anche un mix culturale che si percepiva e si accantonava nel proprio bagaglio come valore aggiunto. Oggi questi diradatisi e sostituiti da presunti “esperti” che non riconoscono magari una locandina originale di Tex anni ’50 veicolando il messaggio – sbagliato- essere falsa; e con il fatto più grave di non ammettere lo sbaglio di fronte a prove evidenti. Cosa inconcepibile per i collezionisti di cui sopra. Oppure non capire la differenza (che non c’ è) fra “giornaletti” e “fumetti” non conoscendo la diversità (quella sì) del loro preciso periodo storico. Che dire poi dell’invadenza politica con illuminati che da Italica memoria non esprimono la loro idea ma “spiegano”. Se continua così troveremo solo discussioni con sondaggi del tipo “quanti pallini rossi” hanno le mutande del tal personaggio. L’ho detto: decadenza. Vedere collezionisti che dibattono ancora oggi dello stato conservativo, vedendolo come unico sopravvissuto del futuro, voglio dire; ormai lo sa anche il mio gatto! 

Capisco il ruolo dell’editore che deve far fronte a bilanci i quali, essendo pura matematica, non lasciano spazio alla poesia e alla redenzione, pagando in moneta sonante ogni errore, dico solo, da fruitore del medium fumetto, che trovare gadget praticamente in ogni albo di una storica testata oppure essere  sommerso da mille ristampe e derivazioni di altro personaggio storico mi rende diffidente alienandomi proprio quello stato di leggerezza che deve sempre accompagnare la mente nell’immersione della lettura.  La variegata, ma monotona proposta, di chi sfrutta il politically correct, il fumetto d’autore pescato a piene mani nel bacino dei Fù, con edizioni a volte superbe ma spesso mediocri e riduttive, Insomma personalmente tutto questo mi avvolge in quel clima di cui sopra, facendomi cercare quelle barricate emotive che poi alimentano i difetti prima accennati dai quali sia chiaro, non mi ritengo esente.

L’industria del fumetto, come ogni industria che si rispetti, deve trovare il modo di evolvere per garantirsi una continuità in futuro, non solo fidelizzando i clienti attuali ma cercando di anticipare il futuro per poter allargare l’offerta e mantenersi una attualità che altrimenti verrà meno relegandosi nello scantinato del bello ma vecchio. Ad esempio la tanto criticata industria americana dei comics già nel 1941 traspose il fumetto di Capitan Marvel al cinema, che sarà il primo super eroe sullo schermo, seguito poi da Batman e Phantom nel ’43, Capitan America nel ’44, e Superman nel ’48.Dopo qualche anno d’interruzione arriviamo ad oggi con i risultati che tutti sappiamo. In Italia il cinema ha fatto qualche incursione nel mondo fumetto ma con risultati non sempre eccelsi, ma oggi si stanno proponendo quantomeno in maniera più convinta. Anche la tanto vituperata “bara”, cioè sigillare un fumetto in una teca con il grado numerico di conservazione è visto dai puristi come l’antitesi del fumetto, ma forse, bisognerebbe usare un punto di vista diverso, cercando nel futuro delle risposte. Cosa che mi riprometto di provare a fare in un prossimo, futuro, articolo.

Ultime righe dedicate ai venditori di fumetti: questa è una categoria dalla quale era doveroso aspettarsi di più, quantomeno in termini di visione, compattezza e divulgazione del medium. Tutti sappiamo bene che a breve verranno a mancare i collanti emotivi che creavano empatia col fumetto nel lettore/collezionista: nostalgia, ricordi, letture che segnavano momenti, per questo era doveroso provare a concertare gli aspetti legati al giro di merce proponendo prezzi popolari, senza tranciare di netto il mercato creando il confine elitario annullando, quasi del tutto, il resto. Molti, dispiace dirlo, ma risultano obsoleti e con poche garanzie per il futuro, oltre quella di trovarsi magazzini pieni di carta in stato “ottimo”.

Il collezionista come il fumetto deve cambiare, evolversi nella prospettiva futura, fatto salvo naturalmente trarne ognuno il godimento attuale come meglio crede, ma il problema è sapere come finirà il “vecchio” e cosa sarà il “nuovo”. Di sicuro rimarrà chi si adatterà meglio, e non diamo per scontato che possa essere peggio, chissà.

Una bella sfida, certamente, ma parte del divertimento sta proprio lì: provare a vincerla!