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Francesco Bosco [25/04/2024]
Non so dire se la “piccola” Lucca Collezionando stia mettendo la freccia per passare Bologna (la cosa non mi interessa più di tanto, dato che a parer mio le fiere del fumetto con la effe maiuscola sono finite con Reggio Emilia), ma sicuramente questa manifestazione un plauso lo merita, intanto per la comodità dei parcheggi coperti e gratuiti a poche decine di metri dall’ingresso al padiglione, poi per l’ottima organizzazione degli spazi interni e infine per aver superato anche la “prova caffè”, un caffè che fino alla precedente edizione era imbevibile, costoso e servito in un bar messo in piedi nel peggiore dei modi. Sul versante fumetto, nulla da dire, le ultime tre edizioni hanno visto la presenza di materiale da collezione di ottimo livello anche se quantitativamente limitato: ecco in cosa Reggio eccelleva, in qualità e quantità, per quanto a volte si trasformasse in un viaggio infruttuoso.
Reggio, Bologna, Lucca, Roma, il punto dolente di ogni fiera rimane, a mio avviso, sempre il solito: il biglietto d’ingresso. Sarà una mia fissa personale, ma davvero non ho mai capito perché uno che va a spendere quattrini in una fiera debba pagare per entrare… e lo dico da privilegiato, non essendo quasi mai passato per una biglietteria. Ricordo che, esprimendo questo mio pensiero in una vecchia discussione forumistica riguardante l’apertura di una nuova mostra del fumetto a Roma (in concomitanza peraltro con Torre Spaccata Comics), trovai molti utenti favorevoli al biglietto d’ingresso. La cosa mi sorprese parecchio. Per inciso, andai poi a quella mostra: pagai l’ingresso, dentro non più di dieci visitatori, incontro con Riccardo Torti in una sala completamente vuota e un punto ristoro dove i gestori erano disperati per i mancati incassi. Ah, dei prodi fautori del “sostenimento all’evento tramite biglietto”, neanche l’ombra. Quelli puoi vederli a Romics, una manifestazione dove solo d’ingresso spendi più di 50 euro a famigliola, senza calcolare parcheggio, caffè, acqua e un pasto in sede. Per cosa, poi? Per stare in mezzo a torme di chiassosi cosplayer e a banchi carichi di una forma di intrattenimento con dietro un business spaventoso, qual’è il manga. Di fumetto vero neanche la puzza! Romics è infatti una messa in scena costruita a tavolino, anche molto proficua, ma che col fumetto c’entra come i cavoli a merenda. Sapeste quanti genitori di mia conoscenza oggi evitano Romics dopo averla sperimentata sotto trascinamento forzato dei propri figli.
Ritornando a Collezionando, siccome era da tempo che non acquistavo più materiale in una fiera, a Lucca ne ho avuto finalmente l’opportunità. Il bottino è stato corposo: una 1/21 del Gordon Nerbini del ’57, un 66 Zagor Zenith, un paio di censurati di Tex, una copertina di Alvaro Mairani, una quindicina di Ken Parker Cepim intonsi e un piccolo blocco di Topolino libretto appartenenti al periodo in cui cominciai a collezionare convintamente fumetti - aprile-maggio 1971 - quest’ultima chiaramente come “operazione nostalgia”.
Quello che non va, purtroppo, oltre al fatto che qualche illustre venditore lo si vede torvo e imbruttito per motivi incomprensibili, è l’incompetenza che continua a dilagare, soprattutto nella zona dove gli autori firmano. Là ci capito solo per consegnare i miei lavori o per salutare qualche vecchio amico, poi cerco di filarmela in fretta per evitare incontri con quei tipi vestiti a festa (ogni allusione ai “guardiani del nuovo Tex” è puramente casuale), ovvero gli aziendalisti che dalla rete te li ritrovi in fiera in carne ed ossa. Quando li vedo, mi rendo conto di quanto ho fatto bene a mollare il nuovo corso di Tex e a blindare il ricordo del vecchio mensilaccio di GL, Galep, Ticci e soci. Non solo loro, disgraziatamente le cose hanno preso una brutta piega in generale, visto che la sprovvedutezza è sbarcata anche su Youtube, attraverso contenuti video imbarazzanti. Pure questi in fiera in carne ed ossa, ahimè. Forse ha ragione l’occhialuto Floris, quando dice alla Elly: “Beh, se la Meloni sta là, è un po’ anche colpa vostra, no?”. Certo, e se nelle fiere storiche, nei siti specializzati, nelle piattaforme web, nei forum, nelle pagine FB, eccetera, proliferano personaggi così, significa che non puoi neanche più meravigliarti se alla domanda ciao, senti sai come si chiama il cane di Tex che l’ho dimenticato? qualcuno rimanga di gesso. E nemmeno meravigliarti nel sapere di collezionisti inginocchiati davanti all’ultimo Tex arrivato, senza pieghette, perfettino, in pratica un trofeo di guerra da venerare.
Ecco, diciamo che Collezionando è “viva” perché le malelingue fortunatamente continuano ad esistere e a perculare la stirpe del futuro. E le malelingue, si sa, sono l’ultima speranza per il nostro fumetto, e anche la speranza contro gli incapaci che ci ritroviamo al timone del paese.
Se non sei re non fare nuove leggi e lascia il mondo come si trova.