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Libri e magazine

Maurizio Di Vasto [04/01/2024]

“LA MANO ROSSA”: QUALCHE OSSERVAZIONE

Il volume La mano rossa, edito nell’ottobre 2023 per iniziativa congiunta della SBE e della Scarabeo, presenta per la prima volta, nello stato in cui sono giunte sino a noi, le tavole originali disegnate da Galleppini per le prime quindici strisce di Tex, pubblicate settimanalmente dal 30 settembre del ’48, che costituirono dieci anni dopo il numero uno della seconda serie “gigante”. Questa «edizione d’artista» si unisce al profluvio di prodotti commerciali con cui la Sergio Bonelli ha inondato il mercato per festeggiare i 75 anni di Tex: borracce e ombrelli, magliette e agende, poster e figurine Panini, box in legno e tazze, berretti e cappellini colorati, felpe con cappuccio e senza, spille e portachiavi, edizioni variant e ristampe de luxe. Il mercato ha rappresentato il luogo simbolico e materiale dei festeggiamenti: il principale evento celebrativo del settantacinquesimo, non casualmente, si è svolto alla Rinascente di Milano.

Per questa pubblicazione non poteva mancare, naturalmente, una pregiata ed esclusiva tiratura di testa di 299 copie con copertina tessuta su telaio Jacquard - mirante a solleticare le brame di una ristretta fascia di lettori di Tex costantemente volta alla ricerca di status symbol da collezione -, né quella, parimenti pregiata ma esclusivissima, costituita da soli diciannove esemplari romanamente numerati.

L’opera, peraltro lungamente attesa, è, purtroppo, priva di apparato critico; non si compie in essa alcun tentativo di classificazione e periodizzazione delle molteplici modifiche apportate alle tavole nel corso della vita editoriale texiana. In alcuni casi sono pubblicati, in luogo delle vignette originali, gli stamponi. Non è chiaro, tuttavia, se questa scelta sia stata fatta per mere esigenze di uniformità grafica, oppure perché quelle tavole non sono più reperibili. Nel primo caso, sarebbe stato doveroso pubblicare comunque gli originali, anche in un diverso formato e in un’apposita sezione. Degli stamponi, inoltre, occorreva indicare l’epoca.

Questo libro, cionondimeno, si rivela molto prezioso, sia perché contiene probanti elementi di conferma di alcune ipotesi relative a questioni controverse della storia editoriale texiana, sia perché, a tal riguardo, apre nuovi scenari e pone ulteriori interrogativi.

Espongo sinteticamente alcuni punti emergenti da un primo, non approfondito, esame:

1.   Trova conferma quanto avevo sostenuto in un articolo di due anni fa (Maurizio Di Vasto, “Tex Killer”, storia di una svista, “Texiani in libera uscita”, n. 18, agosto 2021) a proposito della decisione presa da Tea Bonelli di assegnare a Tex il cognome Willer, in sostituzione dell’originario Killer indicato dal marito. Ritenevo che tale decisione fosse stata presa anteriormente alla realizzazione delle prime tavole da parte di Galleppini e che la presenza dei pochi “Killer” (in totale sei) in alcune strisce di Tex (la quinta, l’ottava e la nona della prima serie) fosse stata causata dalla pedissequa riproposizione nelle vignette, da parte del calligrafo Gino Rognoni, di lapsus calami commessi da G.L. Bonelli al momento della stesura dei testi. La vulgata corrente collocava invece la scelta di cambiare il cognome a Tex più avanti nel tempo, dopo la realizzazione delle prime tavole; sosteneva, in conseguenza, che fosse stato necessario correggere le “K” con le “W” direttamente sulle tavole e che l’erronea presenza dei sei “Killer” fosse ascrivibile a controlli redazionali un po’ frettolosi e carenti. L’osservazione degli originali fuga ogni dubbio; non ci sono tracce di correzioni: la “W” di Willer risulta inequivocabilmente presente dall’inizio.

2.   La mutevole forma della coda del cavallo di Tesah (prima striscia di pag. 7) nelle edizioni non censurate della seconda serie “gigante” (“Nba-Killer”, “Nba-Willer”, “Leggete senza purtroppo”, “Leggete con purtroppo”) fu causata esclusivamente dal progressivo logoramento della matrice di stampa e dai tentativi operati in tipografia per porvi rimedio. La forma della coda del disegno originale è, infatti, identica a quella delle strisce e delle ristampe anteriori alle versioni non censurate, nonché a quella delle ristampe posteriori a quest’ultime.

3.   Identico è il discorso nel caso della vicenda del “purtroppo” di pag. 135: la riscrittura dell’avverbio con una grafia difforme dal contesto e la sua temporanea scomparsa (in alcune edizioni non censurate), sono attribuibili al deterioramento della matrice e ai conseguenti interventi tipografici. Nella vignetta originale la scritta in questione non presenta, infatti, alcun segno di modifica.

4.   Le modifiche volte a riproporre abiti femminili succinti, apportate in occasione della ristampa Tutto Tex del dicembre 1985, non furono effettuate sulle tavole, che mantengono invece inalterati gli interventi “autocensori” risalenti ai primi anni ’60.

5.   All’opposto, numerosi disegni che subirono modifiche “autocensorie”, qui sorprendentemente si presentano nello stato in cui erano apparsi in edicola la prima volta. Le gambe di Tesah in diverse vignette sono scoperte e il disegno è identico a quello delle edizioni non censurate, privo, cioè, di quei ritocchi che, nelle edizioni censurate, tentano grossolanamente di delineare la foggia di improbabili pantaloni. Tutto ciò indurrebbe ad avvalorare l’ipotesi che si tratti di vignette rifatte integralmente all’epoca della ristampa Tutto Tex, quando fu realizzata la scelta di “ripulire” i disegni dai precedenti rimaneggiamenti “autocensori”; senonché, in tale ristampa, le gambe sono sì scoperte ma le frange del gonnellino sono disegnate diversamente dalle tavole. Da segnalare, inoltre, nell’ultima vignetta di pag. 152 e nell’ultima della seconda striscia (di cui è pubblicato lo stampone) di pag. 153, il disegno della scollatura di Joan: è identico a quello delle edizioni non censurate e della Tutto Tex.

    Questo volume si rivela, pertanto, fondamentale, malgrado i limiti sopra evidenziati. Sarebbe auspicabile, per il futuro, che la pubblicazione delle tavole originali proseguisse e che venisse proposto anche altro materiale, come, ad esempio, le colonnine espunte; in particolare, nel caso de La mano rossa, quelle iniziali degli episodi La roccia parlante e Terrore a Calver City che facevano parte della prima tavola di Tex in assoluto disegnata da Galep e quella conclusiva del quinto episodio contenente il primo “Killer” corretto. Sempreché, ovviamente, esistano ancora.