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Francesco Bosco [06/12/2023]

La III^ serie gigante

Con la quantità di idiozie con cui vengono descritti in questa buia era dei social Tex e i suoi autori, ci si potrebbe segnare virtualmente la linea di un nuovo parallelo del nostro globo terrestre. È un elenco infinito di “perle” che si arricchisce giorno per giorno, senza nessuna pietà e senza nessun tipo di filtro da parte di chi gestisce gli spazi online di riferimento. Già, il problema è proprio là, nella gestione di queste pagine dedicate al fumetto, ovviamente non solo a Tex, che vengono inaugurate quasi giornalmente senza un cavolo di costrutto logico, della serie: Egli apre la pagina, diciamo “Tex e la rara III^ serie gigante” e chiama l’adunata. Ma la chiama senza le necessarie competenze gestionali, quindi egli è come un fabbro che non conosce il ferro, così alla prima castroneria proferita dall’adunato egli sarà dapprima colpito dalla pre-sincope e infine dallo svenimento: “È svenuto?!” è infatti la domanda che più spesso mi pongo quando ad un certo punto il moderatore latita.  Ma mi rendo conto che un moderatore di pagine texiane non può sapere tutto e può quindi giustamente prendersi la libertà di non intercedere di fronte a calamità naturali come “Vatti a rileggere i vecchi numeri e vedrai gli spiegoni che scriveva G. L. Bonelli” (l’argomento è d’alta scuola e fa leva sulle innate doti intellettive del lettore di Tex: l’atavica lotta tra boselliani e bonelliani, circa la prolissità degli autori), ma quando vedi egli latitare su raddrizzamento di pratiche di normale amministrazione, tipo “Gallopini” (ma anche Gallep)… “Ticci era il più lento del quintetto storico” (Ticci, Galep, Nicolò, Muzzi e Letteri)… “Oggi a Galep non farebbero fare nemmeno i disegnini delle istruzioni di montaggio dell’Ikea” (‘sta roba parla da sola)… “Scusate, ma il torturato è Carson?” (è Arlington trascinato dal cavallo di Nashiya in Vendetta Indiana)… “Lo stesso Galep ha raffigurato Tex in molti modi diversi, e quindi? Qual è il "vero" Tex?” (e il fenomeno ci mostra 4 vignette ma una è di Torricelli) o “Galep in tutto il suo squallore”… tutto diventa maledettamente tragico.

Com’è che diceva Magda? "Non ce la faccio più". E ti credo, come puoi resistere per più di cinque minuti con un rompicoglioni come Furio. Comunque non ce la faccio più è la frase che mi scrisse qualche tempo fa l’amico Melchi nella chat di FB. All’inizio non afferravo, ma poi ho capito con chi ce l’aveva: con i soliti texiani della domenica che… scansati Furio. Eh già, bisogna saper resistere quando sei dentro i social, capire che la maggior parte dei post è aria fritta, roba senza senso. Certo, esiste anche una minoranza di partecipanti con capacità analitiche degne di un trattato texiano di alto livello, ma la maggioranza è quella che è. 

Vengo al dunque e vi indico il significato per quel non ce la faccio più che l’amico Melchi che mi sottoponeva con una cinquantina di commenti: 

Oggetto Tex n. 56 : Qua Tex deve vedersela con la rivolta dei najavi delle terre alte

Oggetto ignoto: Questo è stato fatto in tre versioni, io ho quello grande da 35 euri, c’è anche quella cartonata autobiografata dall’autore, e quella dei texoni

Oggetto "El Muerto": Testo di G.L.B. dsegni di Gallep, non poteva che essere un capolavoro

Non vado avanti, bastano questi tre. Personalmente la considero una roba del tutto innocente, che non lede nessuno, priva di ogni cattiveria, ma non posso dar torto a Melchi che se stai li un’ora si e l’altra pure a perseverare, senza nemmeno rileggerti, puoi risultare fastidioso. So’ anche perchè i “compagni di bacheca” non se la prendono su contenuti del genere e anzi godono: perchè avere nella pagina una tal dose di approssimazione è una ghiotta opportunità per salire in cattedra e impartire la lezioncina. La realtà è che spesso i cattedratici le dicono più grosse degli allievi… e io conosco almeno tre o quattro fenomeni da Cassazione.

Ci sono, poi, confini che non possono essere oltrepassati, né da egli né dai professori, ed è quando il commento è autorevole:

Tramonto Rosso è un fumetto del 1970 in cui l’autore GL Bonelli esprime liberamente la sua idea di guerra attraverso il suo personaggio.

In questo caso si fa bene a tacere, visto che trattasi di libera espressione su un argomento molto scivoloso: la conciliazione del politicamente corretto di Tex e del suo scorrettissimo autore. Sembra quasi di vedere Abatantuono esprimere liberamente la sua idea di calcio, andando allo stadio con la maglia dell’Inter.

Oppure…

Ken Parker è una serie troppo sofisticata per il pubblico medio dei lettori 

Beh, certo, in uno spazio texiano, tale assunto ci sta come il cacio sui maccheroni. Nella vita ho sempre preferito il divertimento alle sofisticazioni, e comunque dico: giù le mani da Ken Parker, sempre messo nella ZTL dei fumetti, e non certo per volere degli autori che erano per la ricezione di una scrittura popolare, ma dall’intellighenzia che non conosce affatto le sofisticazioni texiane e i divertimenti parkeriani.

E lasciamo perdere, le vere sofisticazioni, quelle inerenti a questioni più tecnico-antropologiche; tecniche come il Galep inchiostrato da Pietro Gamba sulle copertine dell’Albo d’Oro (sacrilegio) o la recentissima scoperta delle cinque testatine datate del 13 terza serie gigante, scoperte però più di trent’anni fa (gag). Antropologiche come i baüscia che erano soliti disporsi ai confini della città per poter abbordare i turisti e far loro da cicerone, in alcuni casi accompagnandoli direttamente (cit. Wiki).

Egli, i Prof, i Baüscia e il Pollame. Ma dove vanno?