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La redazione [26/03/2022]

La mortale minaccia di Tex Miller

“Ma tu ce l’hai il cinese con la scimitarra nella pancia?”

“Certo!”

“Io no, io ho il cinese che si becca un calcio in faccia da Tex!”

“Ma quello è l’albo d’oro!”

“C’è anche nella mia striscia anastatica! E “vermi rossi”?”

“L’espressione “vermi rossi” ce l’hanno tutte le anastatiche, perché non fu mai censurata.”

Questo non è un dialogo inventato ad arte, ma un sunto di quanto successe a noi tanti anni fa, quando tentammo di scrivere un articolo sulle censure di Tex e, consultando anche del materiale anastatico, ci accorgemmo che qualcosa non andava: il materiale era, come dire, “infedele”. Parliamo del 2009. 

Oggi ci chiedono come mai non ci occupiamo più di nuove iniziative editoriali, come ad esempio quella edita da RCS MediaGroup che, in collaborazione con la Sergio Bonelli Editore, sta proponendo la versione anastatica delle strisce del nostro Ranger: una ristampa anastatica - come venne dichiarato - che ripropone le strisce di Tex così come apparvero nel 1948 e negli anni successivi”.

A noi lo chiedete? Abbiamo già dato, nonostante ci si sia impegnati a prendere, con tanta speranza nel cuore, le confezioni blisterate con le prime leggendarie strisce del Tex. Speranza però svanita in men che non si dica, visto che dopo solo tre uscite l’iniziativa si è trasformata da anastatica a “ristampa riveduta e corretta”. Così abbiamo smesso. Al contrario dei pensatori postmoderni del texianesimo, coloro che dovrebbero essere gli smaliziati fruitori del nuovo millennio, oramai invece più obsoleti del modernismo stesso, quelli del bicchiere mezzo pieno, impregnati di cultura social, entusiasti sempre e comunque nonostante “la grande narrazione del passato, punto su punto” sia stata fatalmente disattesa.

Che dire? La prosopopea con cui è stata lanciata l’iniziativa, è sembrata essere così veemente da convincere perfino il più scettico degli appassionati. “Finalmente!” si diceva. Invece, ecco arrivare quasi subito il primo patatrac: Killer + Willer = Miller. Ora, che una qualsiasi forma di correzione possa essere fatta, anche a “fin di bene”, è di per sé già una irreversibile retromarcia, almeno rispetto ai proclami accompagnati dal rullare dei tamburi. Ma è preoccupante che questo si sia verificato sul più celebre cognome della storia del fumetto italiano. E quel “Miller” è la chiave di tutto. Racconta quanto possa non essere un errore veniale, ma una revisione passata per le mani di chi non sapesse nemmeno bene quale fosse la materia su cui stava lavorando.

Dice, ma non era più corretto informare preventivamente i lettori che l’impresa sarebbe stata ardua poiché certe particolari condizioni (ci riferiamo alle giustificazioni postume con cui hanno spiegato delle difficoltà circa la reperibilità della materia prima), ponevano al progetto problematiche invalicabili? Certo che sarebbe stato più corretto. In fondo non ci voleva molto a capire quante e quali fossero le difficoltà, dal momento che le strisce originali di Galep, in possesso dell’editore, a quanto risulta apparivano in precario stato di conservazione (francamente non sapevamo manco che le avessero), per non dire che quelle dei collezionisti orbitavano a distanze siderali di sicurezza (nessun collezionista avrebbe mai prestato i propri gioielli per una pur lodevole causa). Rimaneva solo acquistarle per qualche migliaio di euro e non avere l’imbarazzo di trovarsi poi a spiegare chi, come e perché ha cambiato i destini di un Killer. Nonostante ciò, si è preferito fare tutte le promesse del mondo, consapevoli che non si sarebbero potute mantenere.

Dicasi anastatica la ristampa inalterata di un fumetto di difficile reperibilità. E per quel che riguarda le strisce del Tex era vitale giungere ad un risultato pressoché perfetto, con la consapevolezza almeno del fatto che chi rivendica la conoscenza del personaggio in ambito collezionistico e la bontà del progetto, avrebbe dovuto fare i conti con i cani da guardia. Insomma, sapevate bene che l’expertise texiana non si sarebbe limitata a guardare passivamente.

Non c’è molto altro da aggiungere, se non discettare circa le difese d’ufficio di alcune autorità millennial della scienza texiana che strizzano comunque l’occhio all’iniziativa per consolidare il proprio ruolo para-aziendale, picchiando duro su tutti coloro che manifestano una sia pur minima perplessità. Va bene, diciamo noi affetti dalla sindrome di Peter Pan, il prodotto è bellissimo, interessante, qualcosa che mancava (anzi, no: avevamo le Piacentini, sicuramente più affascinanti con la loro carta che non emana il terribile odore delle RCS e il cartoncino della copertina non rigido come un tronco), ma per favore smettiamola di chiamarle anastatiche. Per essere precisi, le anastatiche già esistevano (seppure con qualche cantonata). Quella della RCS non era una scelta per fare leggere il Tex senza censure, spendendo solo 5 euro la settimana, al contrario, era una proposta volta a far sì che vi fosse, una volta per tutte, la perfetta riproduzione del Tex delle strisce, con i suoi disegni e con il suo linguaggio, con le sue K, i suoi errori e tutte le sue incongruenze.

A questo punto ci accontentiamo, ci teniamo le Piacentini e buonanotte, senza spendere altri euro, consapevoli che le lacune vengono colmate in ogni caso grazie ai motori di ricerca e al lavoro dei veri appassionati.