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Francesco Bosco [30/09/2020]
Virgilio Muzzi arriva a Tex nella primavera del 1960 disegnando l’episodio "Contrabbando" (serie a striscia "Città d’oro" o albo gigante n° 44 "Una audace rapina"). Per circa otto anni staziona su Tex in modo un po’ incerto: sue le prime due storie (al di là delle infelici conclusioni di espertoni un po’ orbi che lo vedrebbero con le teste di Galleppini fin da subito), poi un periodo un po’ travagliato in cui si districa tra poche storie complete (lì sì con le teste di Galep) ed un mucchio di compartecipazioni al Tex di Galep assieme a Francesco Gamba e Raffaele Cormio.
Quando si scrive che Muzzi fu tra i primi a illustrare Tex, oltre Galleppini, si commette un errore fatale, infatti prima di lui ci sono stati Guido Zamperoni, Mario Uggeri, Pietro Gamba, Lino Ieva, Francesco Gamba e perfino ghost artists mai identificati. Uno sarebbe Angelo Corrias, ma io non trovo la presenza di questo autore nella grafica texiana del primo periodo.
Per ritornare a Muzzi, ritengo che con la pubblicazione delle storie inedite sul gigante (la prima fu "La caccia" disegnata proprio da Muzzi in stile vagamente ticciano-giolittiano), l’autore si guadagnò i gradi per far parte del quintetto storico che illustrò Tex nel periodo di maggior successo editoriale. La persecuzione delle teste di Galep non l’abbandonò mai, infatti chiuse la carriera col personaggio di G. L. Bonelli con non poca amarezza:
"... era avvilente dover lasciar degli spazi vuoti per le teste" mi confessò.
nb. Ticci è un vero signore e non ha voluto rispondere alla domanda che gli feci nel 1993, e cioè se qualche tavola di Muzzi vedeva la sua collaborazione (Canyon Diablo).
nb2. Se Tex porta la mano verso la bocca con il cerino acceso e poi non ha in bocca nessuna sigaretta, significa che Muzzi ha impostato il disegno per primo e che Galep ha dimenticato di fare la cicca. Segnalo questa cosa perchè si parla (anche in una mia intervista a Muzzi) del contrario.