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Francesco Bosco [07/06/2019]

Rinaldo

Ho conosciuto Rinaldo Traini il giorno in cui decisi di far vedere le mie tavole di prova a fumetti recandomi in Largo Antonelli, dove aveva la sede la Comic Art. Mi ricordo un palazzo molto signorile, col portierato che sembrava quello di un hotel a 5 stelle. Quando bussai alla porta mi aprì una giovane signora, credo la segretaria, che mi fece accomodare in una stanza che di fumetto sapeva ben poco. Non attesi molto, il signor Traini mi accolse chiedendomi subito di fargli vedere quello che avevo nella cartella. Non andava di corsa e non voleva nemmeno sbolognarmi, difatti dopo che ebbe visto le mie tavole si mise là e mi spiegò bene cosa era il “mestiere” di disegnatore di fumetti. Effettivamente non ne sapevo nulla e quello che al momento sembrò essere uno sgarbo fatto ad un aspirante ragazzo, si rivelò col tempo una lezione decisiva. In sostanza, mi disse che quel mestiere era duro e non ammetteva che uno qualsiasi con pure poco talento naturale si permettesse di avere in testa certe presunzioni. Qualche complimento me lo face su degli acquerelli. Mi disse che dovevo mangiare polvere poiché ne avevo davanti un milione. Aveva ragione!

Un paio di anni fa me lo sono visto condividere qualche mio post su FB e dunque a mostrare qualche affinità “politica” col sottoscritto. 

Qualche giorno fa se n’è andato, non mi è venuto in mente il Rinaldo Traini del Salone internazionale dei Comics o quello di Comic Art. No, mi è ritornato in mente quell’uomo franco che in venti minuti mi ha spiegato il duro mestiere del fumettista.

Grazie Rinaldo