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Francesco Bosco [30/09/2018]

Dai, 70 anni di Tex!

Dice… ma potevi far passare sotto silenzio questo 30 settembre 2018 senza scrivere una sola riga sul tuo più amato “eroe” dei fumetti (eroe, poi?)? In realtà, sì, stavo per non scrivere niente, perché non amo troppo le ricorrenze, ma alla fine mi sono detto che 70 anni sono un qualcosa di incredibile: un arco di tempo di successi che nessuno credo possa vantare sia nel fumetto che in altri settori della società italiana. E in effetti, lui è Tex, l’unico fenomeno italiano che ha attraversato la storia del nostro paese facendosi scivolare addosso tutto. Non un infallibile uomo (o meglio è un uomo fallibile), come nell’immaginario collettivo, e forse nemmeno un eroe a tutto tondo, anzi, a volte in Tex veleggiano poesia e sentimenti, ma Tex è soprattutto intrattenimento intelligente sotto forma di avventura a fumetti. Non ha pretese culturali, ma il ribaltamento di luoghi comuni come l’indiano cattivo e il bianco buono, l’autore di Tex lo mette in pratica dieci anni prima della rivoluzione culturale cinematografia americana e, in ogni caso, senza alcun bisogno di schierarsi politicamente. Un Pannella che fa a cazzotti lo definì il suo creatore. Su Tex il negro si chiama negro e il cieco cieco, senza troppe ipocrisie, l’indiano è giusto e ingiusto, il bianco è giusto e ingiusto... in nome del politicamente scorretto. Ho un amico cieco, Andrea, e ci mancherebbe pure che perdessi la sua amicizia a chiamarlo non vedente... o diversamente vedente o che cavolo ne so io. E avevo Bruno, un ragazzo, poco più della mia età negli anni ’70, dalla sfiga incredibile: semi-paralitico su una carrozzina a tre ruote, manubrio ad asta con freno, manovella a catena con cui produrre faticosissimo movimento e persino un pochino dislessico. Ebbene, Bruno e noi del gruppo ce le suonavamo di santa ragione tutti i giorni, altro che buona educazione e rispetto, gli avevamo insegnato a fumare. E Bruno voleva sentirsi vivo solo così; a volte caricandoci con il suo bolide e tentando di investirci e a volte cercando spinte che lo facessero cappottare in curva. “Spingi bene, eh?” mi faceva. Ma se è per questo c’era pure Hamar, un marocchino che ancor oggi trovi alla fermata del bus e nell’attesa legge Tex. Con Hamar vi risparmio il dialogo degli “italiano di merda” o “sporco mussulmano” tra un abbraccio e l’altro. E chi non conosce Bruno e Hamar a Fiumicino? Hamar è anche un grosso collezionista del Tex a striscia francese che da bimbo comprava nel suo paese di origine e che oggi conserva ancora.

Bene, oggi Tex compie 70 anni, non so se nasca da Spillane o Hammett, sicuramente da Alessandro Dumas e Peter Cheyney, ma pare che sulla scena ci resterà ancora per molti lustri. Certo, sarebbe salutare per tutti che la si finisse di metterlo in relazione a tazze, giochi, t-shirt, statuine, interazione, album e altre amenità (non è il merchandising che fa salire le vendite del fumetto, ma solo quel logo), altrimenti potremmo trovarci di fronte ad amare sorprese nei prossimi anni. Ma soprattutto tutto questo bagattellame toglie quello spirito “cattivo” ma giusto nel rapporto con i Bruno e gli Hamar. Sarà forse diseducativo come l’idea di Steve Jobs di piegare il mondo su uno smartphone?

Sono “cattivo” e giusto. E lo rimarrò sempre, nel nome di Tex!

TEX 30 settembre 1948- 30 settembre 2018