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Francesco Bosco [03/10/2017]

Magari neppure sa che esiste altro?

Prendete questo articolo, apparso sul Fatto Quotidiano qualche giorno fa, e leggetelo al contrario. Sì, proprio al contrario… dall’ultima frase, espressa da colui che Tex evidentemente non deve averlo mai letto con sufficiente cura, fino a risalire ad altre discutibili considerazioni sparpagliate lungo le quattro colonnine. Non mi riferisco al fatto che si sbaglino le informazioni più semplici, che non ho bisogno di citare perché le conoscete già, quanto a certi concetti che appartengono ad un Tex mai esistito o, appunto, esistito al contrario. Scrive Stefano Feltri, l’autore del pezzo: “Congelato nella sua perfezione, Tex è ormai così anacronistico da essere diventato un personaggio originale e quasi sovversivo.

Ah beh, quel “quasi sovversivo” grida vendetta. Passi pure “originale” - è il Tex originale dei Boselli, Ruju, Manfredi etc… ci mancherebbe - ma sovversivo, caro Feltri, Tex lo è sin dalle prime pagine della sua scrittura, chiaramente quella del vecchio Bonelli! Non resta, dunque, che leggerlo con un po’ più di attenzione, poiché il Nostro oltre che essere un “sovversivo” è anche speculatore, incendiario, baro e finanche corruttore, lascia impiccare un uomo senza intervenire e disobbedisce continuamente al potere costituito. Certo, Tex non è solo questo, è a suo modo un giustiziere, un uomo leale, un difensore dei diritti, un uomo dai sani principi e, vabbè, mettiamoci pure ‘sto “tutto d’un pezzo” che tanto va di moda recentemente. “Quasi sovversivo” oggi? Chi, Tex? Sinceramente sovversivo Tex non lo è più da anni, cioè da quando Sergio gli ha cucito addosso un vestito diverso, fatto di aperture benevole al politicamente corretto.

No, non starò a sindacare sul fatto che Feltri sbagli date ed informazioni tecniche, però è anche vero che uno che scrive che Tex nasce nel 1946 - e la colpa non è da attribuire al titolista del Fatto Quotidiano, visto che la stessa data appare anche nell’articolo - e che Lupe appare nei numeri 7 e 8 “degli anni quaranta”, mostra quantomeno un’approssimazione imbarazzante. Senza contare che sentenziare affermando che “chi legge Tex non è un lettore di fumetti onnivoro che si applica anche alle 114 pagine mensili in bianco e nero. No, chi legge Tex è un lettore di Tex e basta, magari neppure sa che esiste altro”, è praticamente una puttanata mai sentita.

Forse è meglio che il dottor Feltri si applichi un po’ di più sulle 162 pagine e, a seguire, sulle 128 pagine texiane, prima di fare analisi sulle 114.

Alla fine mi domando… che ci danniamo l’anima a fare noi poveri commentatori di Tex se poi, in un sol guizzo, uno in vista mette a soqquadro il personaggio?

Spero non abbia voglia di commentare Gordon o Phantom la prossima volta, sennò qui tocca ricominciare  daccapo.