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La redazione [26/09/2017]

Il ’58

Prendi “L’Asso di Picche”, poi mettigli vicino “Il Tranello”, “La Regina della Notte”, “Supertex”, ”L’Orda Selvaggia” e comincia a riflettere sul fatto che tutta questa roba appartiene alla mano di un solo scrittore… uno scrittore che non faceva nutrire di solo western il suo personaggio, ma che portava le colt del suo eroe addirittura tra i sauri del giurassico.

È il Tex ampio. Quello scritto e disegnato con leggerezza, senza manie di perfezionismo… e senza maniaci della perfezione che correvano in edicola. È il Tex con cui si vuole trascorrere un’oretta in santa pace sgranando gli occhi e schiudendo il cuore. Solo pochissime volte il contrario.

L’Asso di Picche & C. rientrano in questa mappa punteggiata dal vecchio Bonelli, cadenzata però di tanto in tanto da storie redazionali reclamate da Sergio, messaggero dei “pruriti del lettore”. Sì, bisogna dirlo: anche allora esisteva un lettore che chiedeva con forza chiarimenti sulla partecipazione di Tex alla guerra di secessione, sulla sua vita privata, su che fine ha fatto quello e che fine ha fatto quell’altro. Poi, vabbè, voleva Mefisto. E Sergio assorbiva quelle richieste come una spugna.

In mezzo a tutto ciò esiste un lettore molto particolare: quello del periodo di Tex targato “1958”, allorché sulle serie a striscia si affacciano storie come Attentato a Montezuma, Incidente a Fullertown e l’Asso di Picche.

Oggi le sopracitate storie passano sottotraccia, quasi ignorate e finanche poco commentate… se non per mano di qualche amante delle incongruenze (qui il nostro commento http://www.baciespari.it/comune/?ID=405).

Alla base di questi tre gioielli, di chiara tradizione classica, c’è un terreno dove G. L. Bonelli costruisce movimentate storie di contesto cittadino ricche di presenze femminili dipinte dal Galleppini in un frullato d’ispirazione moliniana e raymondiana. Gli interni, poi, con toilette, specchiere, scrittoi, camini ed eleganti divani frutto della scoperta del poliziottesco Agent X-9 da parte del nostro Galep, il quale trasporta sulle tavole del suo Tex tutto il fascino della strip americana disegnata da Alex Raymond rendendo merito, appunto, all’ampiezza del Bonelli.

Rileggere (o per qualcuno “leggere”) il “’58” è assai utile.