Sei in: Home page > Altri fumetti > CENSURE AMERICANE

Altri fumetti

Daniele Centenaro [01/08/2009]

CENSURE AMERICANE

Negli USA, al grande Carl Barks fu censurata la parte finale della storia Paperino e l’incendario (10 tavole 25 gennaio 1946) dove il simpatico papero, causa un colpo in testa, diventa un fanatico del fuoco e viene accusato di vari incendi che infuriano su Paperopoli. Paperino rischia un pericoloso processo e una costosa operazione, prima che il vero piromane venga assicurato alla giustizia. Ebbene le ultime due vignette della storia sono state sostituite dall’editore e rifatte da un altro disegnatore: Paperino ha sognato tutto, mentre nella storia di Barks, una volta scagionato, incendiava il tribunale e finiva in prigione. Negli anni ‘50, era stata fondata la CCA, Comics Code Authority, che mirava ad eliminare la violenza ed ogni tipo di messaggio di propaganda comunista dai fumetti. In Italia, e siamo sempre negli anni ’50, l’Apostolato della Buona Stampa indicò quale doveva essere la linea della stampa per ragazzi che gli editori avrebbero dovuto seguire pubblicando una sorta di elenco che citava: “raccomandabili”, “leggibili”, “leggibili con cautela” ed “escluse”. Quand’ anche due deputati democristiani, gli ormai "famosi" Migliori e Federici, presentarono uno strabiliante progetto di legge col il quale si chiedeva un controllo preventivo sui fumetti per ragazzi da pubblicare, i vari editori, per parare il colpo, di comune accordo costituirono una commissione di autocensura che permise di continuare a pubblicare il proprio materiale senza la persecuzione della "censura governativa". Tra le pubblicazioni “escluse”, etichetta riservata a "stampa moralmente nociva, che non è permesso leggere per nessuna ragione, perché costituisce un eccitamento alla delinquenza, alla corruzione e alla sensualità", figuravano, fra altri 230 titoli, serie western come Pecos Bill, Il Piccolo Sceriffo e Tex. Il marchio MG negli albi della Bonelli fu ricondotto al solo logo a noi ben noto, ma in altre periodici apparve in  tutta la sua interezza. Ecco il testo:

"Il periodico sulla cui copertina appare il marchio, pur conservando le sue caratteristiche di sano divertimento e di appassionanti avventure per i ragazzi, dà ai Genitori ed agli Insegnanti la garanzia che i loro giovani possono leggerlo, senza che tale lettura sia in alcun modo nociva alla loro formazione morale ed intellettuale. Sarà così raggiunto lo scopo propostosi dalla Associazione, nel concepire ed adottare il Codice Morale: e cioè, di migliorare sempre più e moralizzare, anche nel nostro particolare settore, la stampa per i ragazzi.” Nel Giugno del 1967 la commissione di autocensura smise di funzionare e con essa il  marchio MG sulle copertine dei periodici. Per quanto riguarda i fumetti in generale, dopo il 1965, di fronte all’incontrollabile invasione degli eroi malsani, la situazione degenerò e, a fianco dei pedagoghi, si unirono i genitori, gli insegnanti, la stampa e l’intera pubblica opinione. Da sempre ostili al fumetto, considerato veicolo di diseducazione per i giovani, furono immediatamente pronti a levare scudi contro questo nuovo fenomeno che rischiava di insinuare nella giovane prole il dubbio che la vita fosse fatta anche di cattivi istinti e poche cattoliche pulsioni. La caccia alle streghe divampò subito violenta approdando anche in parlamento. Un gruppo di deputati democristiani ha rivolto un’interrogazione al Presidente del consiglio e al ministro di Grazia e Giustizia per sapere quali iniziative intendano prendere per disciplinare la produzione e la distribuzione di periodici a fumetti destinati ai fanciulli e agli adolescenti. Ciò anche in relazione al processo che si svolgerà a Milano alla fine del mese di ottobre contro gli autori, editori e distributori dei periodici Kriminal, Demoniak, Sadik, Killing e Satanik, accusati di violazione all’articolo 528 del C.P. Gli interroganti fanno presente inoltre, che di fronte al dilagare di queste pubblicazioni impostate sul richiamo speculativo del sesso e della violenza si sono elevate sempre più frequenti dalle famiglie preoccupate proteste.