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La leggenda

Mauro Scremin [01/10/2010]

INCIDENTE A FULLERTOWN

Sul filo del rasoio

Tex Willer non si ferma di fronte a niente. Un’ipoteca da estinguere, una vedova sull’orlo della rovina tenuta in ostaggio, una lotta contro il tempo… c’è poco da tergiversare, occorre agire. Ed ecco che il nostro irrompe armi alla mano nell’ufficio del direttore della banca di Adairville dove il malcapitato banchiere, colto in compagnia del farabutto di turno, viene messo, per così dire, con le spalle al muro in perfetto stile gangster. Che il poveraccio sia un emerito furfante o un perfetto minchione per Tex non fa differenza: si azzardi a danneggiare la signora Delaney e ne pagherebbe le dolorose conseguenze. “Io – avverte il nostro – mi prenderò personalmente la briga di levarvi i pantaloni a pedate e di farvi correre attraverso tutto l’Utah sino a quando i vostri piedi saranno diventati dei moncherini sanguinanti”. E questa sarebbe ancora una delicatezza, aggiunge minaccioso, rispetto al rischio di trovarsi con la pancia riempita di piombo… E per sottolineare il concetto gli sventola bellamente la colt sotto il naso (Il fuoco).
Con i Brenton Tex passa direttamente alle vie di fatto. La rapina alla Union Bank di Guymon, pianificata fin nei minimi dettagli, è la più stupefacente rappresentazione di ciò che per il nostro eroe significa fare giustizia.
Del resto, prima di irrompere a Fullertown come un ciclone, Tex aveva pur dato le dimissioni dal corpo dei Rangers e questo gli aveva permesso, libero finalmente da lacci e lacciuoli che ne intralciavano l’azione, di liquidare alla sua maniera l’affare Gordon a Montezuma. Sempre in cerca di guai, al nostro non par vero di poter cogliere al volo l’occasione di agire in barba ai regolamenti e a qualsivoglia codice di condotta: mani libere! Dopo tutto siamo nel West, dove la legge non protegge a sufficienza i deboli e gli sceriffi sono spesso nel libro paga dei furfanti, dei prepotenti, dove la legge del più forte è la regola.
A Fullertown, tra Cimarron e North Canadian, lo scenario è sempre quello: da una parte i loschi fratelli Brenton, allevatori e ladri di cavalli, divenuti ricchi e potenti a forza di derubare e intimidire gli altri allevatori della regione; dall’altra lo sfortunato Charlie Prescott, piccolo allevatore ormai rovinato dai furti e in procinto di gettare la spugna. “Ditemi voi cosa può fare un poveraccio come me”, si dispera nel narrare a Tex le proprie vicissitudini. “Combattere!”, esclama il nostro eroe, rispondere colpo su colpo, aggredire l’avversario quando meno se l’aspetta, non risparmiargli i colpi bassi e… infischiarsene della legge.
A Fullertown riemerge prepotente il Tex paradigmatico dei tempi eroici, che faceva a pugni nei saloons, che barava a carte (a fin di bene), che castigava i banchieri disonesti e gli sceriffi corrotti (Fuorilegge); un Tex a tutto tondo che sciorina un formidabile repertorio di scazzottate, sparatorie, duelli e rappresaglie a suon di candelotti di dinamite; un Tex faccia tosta che sfida Oswald Brenton a una roulette russa appositamente truccata per meglio ridicolizzare l’arrogante allevatore agli occhi della gente; un eroe dai nervi d’acciaio che, scambiato per un volgare ladro di cavalli, si lascia mettere il cappio al collo senza scomporsi più di tanto; un provetto domatore (ecco spuntare il suo passato di “re del rodeo”) che riesce a ridurre a miti consigli anche il broncho più selvaggio; ma soprattutto un giustiziere schierato dalla parte dei deboli che travolge chiunque gli si para davanti e che risparmia cavallerescamente solo le donne, benché tracotanti e bisbetiche, e i ridicoli e presuntuosi bambocci che ardiscono sfidarlo.
A Fullertown capita che vada in scena il Tex della penombra, che non si pone limiti di sorta, che alza sempre più il livello dello scontro. Il povero Prescott prova un comprensibile senso di colpa per i rischi mortali che il nostro eroe si assume, ma non c’è niente da fare. La morale dell’ex ranger è una sola: “Intendo far capire ai Brenton che qui non c’è gente disposta a porgere l’altra guancia”. E come in un mortale gioco d’azzardo, impiegherà ogni risorsa per portare i suoi avversari a cadere nella trappola finale. "Brenton!... Questa è la resa dei conti!", urlerà selvaggiamente il nostro eroe buttandosi nello scontro all’ultimo sangue al ranch di Prescott. Spietato e inesorabile, il cavaliere della vendetta calerà allora come un uccello rapace sui cowboys di Brenton seminando morte e disperazione.
Questo è Tex, dobbiamo accontentarci. Del resto che ci vuole per fare giustizia? Una barba finta e una pistola. Però… che scorretto!

("Il villaggio fantasma" e "Falsa accusa", nn. 36-37)