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La leggenda

Mauro Scremin [29/01/2011]

LA MANO ROSSA

A modo mio

Nella formidabile battaglia di Durango contro gli uomini di Jerry Stone, Carson improvvisamente viene ferito a un braccio. Il sangue esce copioso. Tex avverte la costernazione dell’amico e lo incoraggia: “Non te la prendere, Kit!”. Ma Carson è in difficoltà, bisogna tamponargli la ferita. Allora il nostro eroe scatena un furibondo fuoco di copertura così da permettere al suo pard di farsi sotto e proprio in quel momento Carson vede finalmente chi è Tex. “Ci sono delle volte – esclama stupefatto – in cui mi domando se sei un uomo o un demone!”. Il demone che dai Navajos riceverà il nome di Aquila della Notte, quella sorta di inquietante doppio del nostro eroe che viene consacrato appunto in questa storia, emerge prepotente fin dai primi episodi della saga.
E’ lo stesso demone che si getta con selvaggio accanimento nella caccia agli uomini della Mano Rossa, gli assassini dello sventurato Joe Scott, che rischiano di farla franca a spese del nostro eroe. Tex non sopporta di essere ingiustamente accusato di un crimine così infame. Fuorilegge sì, assassino no! Ed ecco che, barba finta e faccia tosta, si fa ricevere con uno stratagemma dal colonnello del forte Two Miles il quale, colto di sorpresa, si lascia convincere a scendere a patti col fuorilegge. Dopo tutto si tratta di un onesto accordo tra gentiluomini: il nostro consegnerà alla legge i veri colpevoli e in cambio verrà scagionato da ogni accusa. Ma è appena uscito dal forte che scoppia in una feroce risata: “Ha detto di portargli i colpevoli… ma non ha precisato se li voleva vivi o morti”. Quell’ingenuo di ufficiale non sa con chi ha a che fare: “Accontenteremo il colonnello – dice rivolto al fedele Dinamite – ma alla nostra maniera”.
Bannion, il vicedirettore della Overland Bank di Calumet City, è il primo a cadere fulminato dai proiettili del nostro eroe. Poi toccherà a Stone e quindi a Burke, entrambi giustiziati a colpi di freccia, il corpo di quest’ultimo scaricato senza tanti complimenti davanti alle porte del forte Two Miles imbottito con il denaro della refurtiva. Ma l’innocente pistolero è pur sempre un uomo solo di fronte al proprio destino. Ancora a Calumet City, viene sorpreso nella bottega del barbiere dagli uomini della Mano Rossa, ne nasce una furiosa sparatoria, Randall viene abbattuto e Tex deve fuggire.
La sua nomea di fuorilegge non gli permetterebbe neppure di invocare la legittima difesa: “La legge è contro di me”. A ben poco servono le attestazioni di stima da parte di coloro che vedono in lui il difensore dei cittadini onesti. Lo sceriffo stesso di Saint Thomas, ammirato dal suo coraggio, gli concederà alla fine l’onore delle armi: “Perdio! – esclamerà nel vederlo partire – Quasi quasi divento anch’io un fuorilegge! Che uomo!”. L’eccezionalità del personaggio ormai è marcata a caratteri roventi: lo splendido individualismo, il saper contare sulle proprie forze, la capacità di indignarsi, la volontà di riscatto, il sacrificio di sé ma anche la pretesa di ergersi a paladino della giustizia dove la giustizia non arriva, lo innalzano al di sopra dei comuni mortali, dei pavidi come dei tiepidi. “Purtroppo – osserverà il capitano di quei Rangers che lo hanno raccolto moribondo fra le gole dei Red Mounts – voi siete uno di quei tanti che si fanno giustizia da sé, dimenticando la legge”. Sì, ma quale legge? Il rifiuto di ogni ipocrisia riecheggia invece nelle parole del nostro: “Queste zone sono infestate di banditi che predano e uccidono… e cosa fanno gli sceriffi? Impiccano di tanto in tanto qualche ladro di cavalli”. E con la Mano Rossa Tex non si fa tanti riguardi. Intrappolati nella vecchia miniera, Welles e Topler verranno da lui apostrofati con la consueta tensione melodrammatica: “Vi darò due secondi di tempo per impugnare le vostre pistole. Io conterò sino al  tre… e al tre io farò fuoco e sparerò per uccidervi, carogne!”.
C’è sempre una forza oscura e misteriosa che sorregge il nostro eroe e la fortuna degli audaci lo fa uscire più o meno indenne dalle prove più difficili come dalle situazioni più disperate. E allora, catturato dai superstiti della Mano Rossa e gettato in un baratro tenebroso, riemergerà dalle viscere della terra come un demone persecutore e ritornerà a terrorizzare la prateria alla stregua di un incubo, quella visione paurosa che Topler porterà impressa nel suo sguardo allucinato, un istante prima di mordere la polvere.

("La mano rossa", n. 1)