Sei in: Home page > La leggenda > IL SICARIO

La leggenda

Mauro Scremin [27/08/2011]

IL SICARIO

A brigante brigante e mezzo

“Il latore della presente ha fatto quel che ha fatto nell’interesse dello stato”. Prima di accettare l’incarico di ripulire San Francisco dal crimine che stringe la città in una morsa micidiale (Morte nella neve, n. 61), Tex pretende da Marshall un salvacondotto che lo metta al riparo dal rischio di incorrere nei rigori della legge: ma il foglio nel quale il nostro eroe detta le sue condizioni non è un pezzo di carta qualsiasi, perché non si tratta altro che dello stesso biglietto vergato dal Cardinale Richelieu in persona e da questi consegnato nelle mani della perfida Milady (I tre moschettieri).
Come sia capitato in una striscia di Tex è facile intuire. Evocato qua e là da Gianluigi Bonelli, il fantasma di Alessandro Dumas viene ogni tanto a riscuotere qualche credito da uno dei suoi emuli più famosi.
E’ probabile, come da più parti è stato notato, che nell’originale sequenza cronologica la “brillante impresa di certi rangers” a San Francisco dovesse precedere l’avventura in quel di Texas City. Dopo tutto, come nell’altra vicenda, anche nell’episodio in questione Tex pretende carta bianca e il colonnello di turno, nonostante i dubbi e le incertezze e dietro la promessa di non trascinare il Comando dei rangers “in qualche guaio”, non può far altro che cedere di fronte all’intransigenza del nostro eroe. Ed è così che, agendo sotto falsa identità, i quattro pards calano su Texas City e sulla vicina Galveston scatenando una lotta senza esclusione di colpi contro la cricca di Don Manuel Espinoza e l’associata setta cinese del Drago Nero. L’azione di Tex, rapida e dirompente, non conosce ostacoli: gettato lo scompiglio tra i seguaci di Don Manuel e sventati clamorosamente gli attacchi del Drago, viene ben presto sferrato un poderoso assalto ai covi del sindacato, una retata micidiale senza mezze misure durante la quale i locali della setta sono messi a ferro e fuoco, i capi liquidati, i superstiti ridotti alla fuga... L’oltrepassamento dei limiti per Tex è garanzia di successo. Ritorsioni, minacce, aggressioni, intimidazioni, estorsioni… Il nostro non si fa scrupolo di  ricorrere agli stessi metodi degli avversari al punto che al suo confronto il misero Don Manuel fa la figura del dilettante e si trova costretto (proprio lui!) a rivolgersi addirittura al vice sceriffo Tip Durbin per denunciare le minacce ricevute dal ranger. L’onesto e coraggioso Tip non nasconde a Tex che, giustizia o no, esiste in ogni caso una legge da rispettare. Sì, ma è un genere di legge che ha consentito al crimine di imperversare nella più totale impunità, un genere di legge “con la quale ci si può fare la birra”. Lo stesso genere di legge a cui si aggrappava il defunto sceriffo Mac Fergus il quale incarnava né più né meno il dramma dell’impotenza di chi è costretto a far finta di niente di fronte alla violenza e al sopruso, di chi non sa far altro, dopo l’attacco di Poker Jim ai loro danni, che suggerire a Tex e amici di gettare la spugna e di rassegnarsi a cedere alle prepotenze della cricca che strangola la città. Uno sceriffo “manzoniano”, si potrebbe definire il povero Mac Fergus, che dopo aver consigliato ai nostri pards di abbandonare il campo si sente apostrofare da Tex con le seguenti parole: “E voi, sceriffo di questo paese, invece di affrettarvi a mettere al fresco i colpevoli, consigliate le vittime a tagliare la corda per evitare guai peggiori?”
In una realtà cruda e spietata come quella di Texas City, dove Willer ritorna Killer, non contano le buone intenzioni e tanto meno il rispetto delle regole ma i fatti. A ragion veduta, a nulla vale neppure tutta la saggezza orientale sfoderata dal molto onorevole Wang, colui che regge le sorti del sindacato. “Chi vuol dominare – sentenzia il sinistro individuo – non può concedersi il lusso di essere pietoso”. E ancora: “Dove non serve la forza, occorre usare l’astuzia” (senza dimenticare che il saggio non beve liquori ma “cerca spesso conforto nel camminare fra i fioriti sentieri dei sogni”). Un machiavellismo, questo, che rivela tutta la sua drammatica inutilità quando va a sbattere contro le pallottole del nostro eroe il quale, da parte sua, sfoggia decisamente un carisma da grande gangster al punto che quella di capobanda sembra per Tex una vocazione. Doti che attirano l’ammirazione non solo di coloro che grazie a lui sono passati dall’altra parte della barricata, come Rudy Nilsen, ma anche di avversari come Don Manuel che lo vorrebbero al loro fianco. “Un uomo rimarchevole, quel Killer”: le sagge parole del molto onorevole Wang per una volta mettono tutti d’accordo.

("Il sicario" e "Le terre dell’abisso", nn. 46-47)