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La leggenda

Mauro Scremin [10/11/2011]

SINISTRI PRESAGI

La notte dell’aquila

"Vuoi forse vivere in eterno?". Lo sguardo perplesso, Tiger non sa che rispondere. Con l’ala spezzata, messo sotto scacco fra le rovine della città morta da coloro che gli dovrebbero obbedienza, in procinto di perdere tutto, Aquila della Notte sa che nessuno può sottrarsi al proprio destino ma sa anche che bisogna battersi fino in fondo. Tutto, del resto, è già stato scritto e cioè che alla fine la vittoria sarà sua, se tale si può definire la pacifica spartizione del potere con il rivale Sagua. Ma la vera gloria apparterrà invece al ribelle Wasupai e ai suoi seguaci in quel finale straordinario, scena di rara potenza, nel quale lui e i Navajos fuggiaschi, incuranti del numero soverchiante delle Giacche Azzurre, andranno incontro a una morte valorosa, unico e vero riscatto per coloro che rifiutano l’umiliazione della sconfitta.
Nel personaggio di Tex Willer convivono due nature tra loro contrapposte ma in perfetto equilibrio: da una parte c’è il Tex civilizzato, il tutore dell’ordine, il paladino della giustizia, il rappresentante delle istituzioni, l’Agente Indiano della Riserva Navajo; dall’altra c’è Aquila della Notte, il condottiero di quella che, agli occhi della mentalità occidentale, si potrebbe definire un’orda "barbarica". Barbarico è, a tutti gli effetti, il rito nuziale per mezzo del quale ha sposato Lilith bevendo il sangue di lei mescolato al suo, barbariche sono le usanze e i costumi di un popolo del quale lui è il capo riconosciuto, popolo che in alcuni casi viene trascinato in veri e propri conflitti tribali (con gli Hualpai, con gli Yaquis...) nei quali crudeltà ed efferatezze sono la regola. Quando la sua autorità viene messa in discussione è duro e spietato anche con la sua gente; tutti gli devono obbedienza, tutti gli devono rendere omaggio, capi e stregoni senza distinzione, e "se qualcuno di loro – esclama minaccioso – tenterà di fare il galletto, gli farò saltare tutta la testa quanto è vero che mi chiamo Tex" (Le terre dell’abisso). Nelle vesti di Aquila della Notte può sedere nel Grande Concilio degli Stregoni "essendo egli stesso un Uomo della Medicina", partecipa ai loro raduni (Il lago scarlatto) e si pone alla loro guida nell’affrontare le potenze delle tenebre (I figli della notte). Egli è quindi un iniziato, un affiliato alla Grande Fratellanza degli sciamani, l’adepto di una vera e propria setta esoterica della quale sa leggere e interpretare il misterioso linguaggio simbolico come quello delle magiche pietruzze di Ta-Hu-Nah. Maghi, negromanti, indovini e fattucchiere non hanno segreti per lui. Ed è appellandosi a questa sacra confraternita che può trattare da pari a pari con personaggi quali Rascar la strega e lo stregone Hokkai e Omhopi e Shetapi e Tyamal e Onothami e Kiwan e Qua-Wuan… ottenendone sempre aiuto e collaborazione.
Stregone tra gli stregoni, anche se “honoris causa”, Tex è un uomo di potere. E in questa storia ci viene finalmente rivelata la magica origine di questo potere. Ironia della sorte, è la stessa Zhenda, l’orrenda suocera, che svela l’arcano. Tutti i segni sono chiari alla fine: Tex è un prescelto, egli solo può impugnare a pieno titolo la lancia del comando, quella stessa lancia che Sagua riesce a stringere per pochi istanti, quella stessa lancia che gronda del sangue dei fratelli e che è meglio spezzare e gettare nell’abisso. “Non sempre il potere scalda il cuore dell’uomo”. Alle sagge parole di Tex l’onesto Sagua comprende che, anche se nelle sue vene non scorre sangue navajo, il suo avversario possiede il carisma poiché ha un cuore e i suoi atti non sono dettati da cieca ambizione, e riconosce che l’onore di un capo si consegue grazie alla forza e al coraggio e non attraverso l’intrigo e il sortilegio. Ecco perché Aquila della Notte può contare su “così tanti e fedeli amici”.
Chi può mettere in discussione tutto questo? L’Antico degli Antichi, "colui che dal profondo della terra e da un numero grandissimo di anni vigila sulle genti Navajos", ha dato il suo responso una volta per tutte. E l’aquila riprende a volare. Gli spiriti vegliano sul predestinato mentre cavalca con la morte al fianco...

("L’ultima carica", "Pueblo Bonito" e "New Orleans", nn. 70-72)