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Documentazione

Francesco Bosco [30/04/2020]

La firma di Galep

Credo sia ormai noto a tutti che gli albi della prima serie gigante di Tex, denominata anche 1-29, non riportano mai la firma di Galep in cover. Sappiamo peraltro che, a partire dal n. 16 della serie Rossa, “Kit gioca la sua carta” (26/7/54), la firma dell’autore non appare più nemmeno su quelle del settimanale a striscia. E inoltre che nella seconda serie gigante solo quattro albi dei primi cento vedono la firma di Galleppini, esattamente il n. 51 “Sangue navajo”, il n. 58 “Corsa alla morte”, il n. 63 “Vigilantes” e il n. 100 “Supertex”.

Ma… e gli Albi d’Oro? Le raccoltine? Per quel che mi sembra di ricordare da uno studio che feci alcuni anni fa, l’ultimo Albo d’Oro che riporta la firma di Galep è il n. 56 della prima serie (15/9/1954), le raccoltine 1-7 sono tutte firmate (1949/’50), quelle della serie Bianca lo sono quasi tutte fino al n. 33 (quindi della fine del ‘54), mentre quelle della serie Rossa sono completamente prive della firma, se si escludono 4-5 numeri compresi fino al n. 26 (marzo 1958).

Cos’è la solita roba da nerd? No, è solo un’analisi che potrebbe nascondere elementi ben precisi. In primis è fuori da ogni logica pensare che Galleppini smettesse improvvisamente di firmare le sue amate copertine di Tex: non rinunciava mai a firmare i suoi lavori, sia che essi fossero disegni da pubblicare o semplici dediche da regalare ai suoi lettori. Una cosa confermatami dallo stesso autore quando l’ho incontrato. E allora, cosa successe? In sostanza ci sono due ipotesi che si possono fare. La prima è che la firma venisse tolta in fase di stampa, come dimostra l’immagine che ho inserito a corredo di questo articolo, dove è visibile il bollino del prezzo che va a coprire la sigla “Galep”. La seconda riguarda invece una questione un po’ più articolata che è legata al fatto che una discreta quantità di copertine da lui disegnate erano provenienti da altre fonti e dunque, per ragioni di diritti o chissà cosa, era preferibile lasciarle in una sorta di limbo privo di accrediti.

A conti fatti, pare insomma che tra luglio e dicembre 1954 Galep abbia smesso di firmare le cover di strisce, Albo d’Oro, raccoltine bianche, gigante 1-29… mentre qualcosa si trova ancora sulla raccoltina serie Rossa. Quest’ultima, però, era una cover in molti casi montata in redazione, completata in sfondi e in altri particolari da Franco Bignotti, e laddove si mantiene la firma è solo perché si tratta di copertine preesistenti recuperate dalle serie a striscia ante 1954, che quella firma già la contenevano. Ad esempio, la copertina della Rossa n. 9 (La morte nel pugno) è mutuata direttamente dalle serie a striscia, così come la n. 21 (Ultimatum), mentre la n. 2 (El Diablo) arriva, sforbiciata della firma, dal primo numero dalla seconda serie a striscia (La bisca di Hackett).

È dunque lecito utilizzare tali “prove” incrociandole con quelle più canoniche, al fine di stilare una cronologia ragionata di una serie a fumetti? A mio parere sì, tant’è vero che nell’ultimo studio riguardante la 1-29 e che spero di pubblicare un giorno, ho inserito l’elemento “firma” come chiave di volta. La pubblicazione della prima serie gigante di Tex (1-29), potrebbe infatti aver avuto inizio addirittura nell’autunno del 1954  (né gennaio né giugno, dunque) e aver seguito la stessa strategia che fu propria della raccoltina 1-7, ossia: mensile fino a che fu possibile “riempirle” dei resi editoriali delle strisce, metterle in pausa per cause di forza maggiore, dar la possibilità al settimanale a striscia di rigenerarsi, e ricominciare con la nuova raccoltina, quella Bianca, che deve essere intesa come il proseguimento della 1-7. Con la raccoltina serie Bianca si capì che si poteva mantenere in modo continuativo la pubblicazione in edicola ma solo a patto che la periodicità divenisse almeno bimestrale. Per la continuità editoriale così fu, ma non sarei certo sulla bimestralità, con l’Audace non esistono certezze. Sappiamo però che una raccoltina conteneva cinque fascicoli e non poteva essere mensile a meno che non venisse editata a parecchia distanza dalla striscia dopo un buon accumulo di resi. Senza considerare che mi sembra del tutto improbabile che Tea Bonelli facesse confezionare e pubblicare le raccoltine a ridosso della striscia settimanale. Per logica bisognerebbe anche considerare i tempi tecnico/logistici e cioè: rientro dell’invenduto dalle edicole, riproduzione e stampa della nuova copertina e infine il confezionamento. Probabilmente quello che successe anche per la serie 1-29.