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Autori di Tex

Francesco Bosco [10/02/2018]

La spada di Damocle

Giorno più giorno meno, questo disegno ha esattamente 60 anni. Si tratta della copia originale di Aurelio Galleppini che mette in evidenza la straordinaria bravura di questo artista, creatore grafico di Tex e impareggiabile protagonista del fumetto popolare italiano… e anche probabile autore del guazzo azzurrognolo velocemente sparso attorno alla figura.

Avrete sicuramente riconosciuto Vindex, il villain della storia che ha per titolo “Il totem nel deserto”, uscita tra la fine del 1957 e i primi del 1958 con la serie “Gila”, che vede una fase della carriera di un Galep ai massimi splendori. Ecco, in uno dei periodi più concitati dal punto di vista grafico nella saga del personaggio, il nostro maestro seppe ritagliarsi momenti di espressione artistica che su Tex è difficile scorgere con continuità a causa della immane impresa di disegnare le 32 strisce settimanali, nonché illustrare copertine per le numerose serie del personaggio: ricordiamo che oltre alla cover della striscia, Galep aveva il compito di realizzare anche quelle dell’Albo d’Oro, del gigante 1^ e 2^ serie, delle raccoltine, ecc…

Ebbene, la storia con Vindex e i suoi puma fu, per necessità, “contaminata” dalla mano di un altro instancabile autore, quella di Francesco Gamba, che suo malgrado abbassò il livello dell’appeal grafico ai minimi termini contrapponendo un disegno quasi caricaturale a quello impetuoso e ricco di esotismo di Galep, lasciando per sempre una sorta di rammarico nel lettore che si sarebbe chiesto da quel momento che ne sarebbe stato oggi di un Totem nel Deserto tutto disegnato da un Galep in stato di grazia. Purtroppo di questi momenti di “necessità” ce ne sono tanti, forse troppi, lungo la saga e non hanno coinvolto sempre e solo il buon Gamba, ma altri autori come Muzzi, Cormio, Raschitelli e persino Nicolò.

Alla Bonelli, editrice di quantità e di qualità, non sono pochi i personaggi che hanno avuto il titolare dei disegni non sempre in grado di finire con le proprie forze una storia: ricordiamo Ferri con “Tigre”, coadiuvato da Bignotti (e non è l’unica di Zagor) o lo stesso Ticci, in qualche caso sporadico aiutato dal fratello Alfio, da Monti, da Todaro e da Bignotti. Calegari su “La lunga pista rossa”, storia kenparkeriana completata da Giorgio Trevisan. D’Antonio con Polese su La Storia del West. Nicolò con Francesco Gamba.

Quella di Vindex, però, rappresenta un po’ il culmine di una collaborazione che lascia l’amaro in bocca: Galep e Gamba, disegnatori all’antitesi, vengono miscelati non solo ne “Il totem nel deserto” ma anche ne “La tigre di pietra” e ne “La città d’oro”. Probabilmente, la storia dei puma giganti sarebbe stata presa subito in considerazione da Mondadori per un cartonato, se non vi fosse stato un comparto grafico così pieno di alti e bassi. La stessa cosa vale per le altre due appena citate. Per un volume prestigioso, l’equilibrio grafico è di vitale importanza, non a caso le prime due storie ad essere stampate furono “La valle della paura” e “Il segno del serpente”, opere, per così dire, complete di Galleppini. Di seguito, “Tex contro Mefisto”, che ripropose “La Mesa degli Scheletri” e “Tex e gli Indiani”, quest’ultime due in edizioni Cepim, che vedono il medesimo equilibrio.

Oggi non esiste più questo tipo di problema, i disegnatori hanno modo e maniera di finire le proprie storie in perfetta solitudine operando, peraltro, in su ordine fisso di pagine che lascia loro ogni tipo di organizzazione. Esiste però lo stesso un problema, visto che certe “comodità” sommate al fatto che il parco disegnatori è un po’ come il villaggio Lakota che Custer si trovò di fronte sul Little Big Horn, cioè “a perdita d’occhio”, tolgono quella spada di Damocle che incombeva imperterrita sulla testa di Galep & soci.

Insomma, che Galleppini sia criticato per aver dato un’immagine del west un po’ approssimativa, senza tenere in considerazione che Tex non è solo western, anzi, ci sta pure, ma i fortunati i detrattori che han visto il Maestro dentro la centrifuga senza sapere che a briglie sciolte il nostro caro Galep li avrebbe zittiti tutti, incarnano il limite della conoscenza su questo autore di fumetto.

Il Raymond italiano.

C’è solo da capire come due-tre semplici pennellate rendano il brutto sogghigno di Vindex più di una rivoltella puntata in faccia al lettore, nulla di più, a prescindere dal fatto che oggi chi sa pennellare così è merce rara.