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Francesco Bosco [23/10/2017]

In nome della cosa

In nome di cosa? È per caso in “nome dell’interpretazione” che dobbiamo trovarci di fronte a questa strana specie di creatura texiana dal volto rank-xeroxiano che fa rabbrividire anche il più incallito fan della mitica Frigidaire?

No, è in nome di niente che avviene tutto questo, se non per la moda americana della Variant-cover ormai tanto in voga.

Non so come ora ci si possa giustificare di fronte ai lettori del più popolare eroe a fumetti del dopoguerra dopo che bordate di fischi, da ogni angolo del web, hanno salutato la cover di Simone Bianchi: “Ma che faccia è quella!!??” si son chiesti tutti.

Già, “che faccia è” me lo chiedo anch’io che sono abituato a tutto e digerisco pure i sassi quando si parla di interpretazione. Ma soprattutto che significato ha approvare e pubblicare un Tex del genere? È forse una provocazione? Oppure la convinzione che questa specie di Rank Xerox avrebbe attecchito?

Nulla contro Simone Bianchi, che è un bravo disegnatore di fumetti e al quale potrei attribuire l’errore di un braccio destro di retrospettiva con una mano più grande dello stesso volto dell’antagonista di Tex, ma approvare una illustrazione davvero fuori dalla grazia di Dio mi fa pensare ormai che tutto il popolo texiano sia solo una sorta di mucca da spremere.

Dice: “ma è solo una variant-cover destinata a pochi…”. ‘Mbè, a parte il fatto che una variant più “cristiana” avrebbe fatto accrescere le vendite e non sono pochi quelli che hanno dichiarato che non prenderanno l’albo a causa della brutta cover, ma poi quei pochi non meritano lo stesso rispetto dei molti?

Al peggio non c’è mai fine! Personalmente credevo che con quella di Liberatore, per un Color di qualche tempo fa, si fosse giunti al limite, e invece qui ci troviamo di fronte alla classica goccia che fa o farà traboccare il vaso.

Sempre personalmente (non parlo a nome di nessuno), mi pare che negli ultimi anni i rospi da ingoiare stiano cominciando a diventare troppi: si parla sempre troppo delle storie e troppo poco del comparto grafico, e nessuno pare accorgersi che Tex è diventato una specie di figuro logoro, mancante di ogni caratteristica positiva, a volte triste e pure un po’ racchio. Eppure la rappresentazione visiva di Tex è estremamente importante e quando la si affida a mani sbagliate o ai cosiddetti maestri internazionali, molti dei quali vengono a svernare sulla pubblicazione, i danni possono essere pesanti, al limite dell’irreparabile.

L’interpretazione! Ok, ma perché questa cavolo di interpretazione è sempre e solo rivolta ad una visione del personaggio che è esattamente l’opposto di quella creata da Galleppini, Ticci, Letteri etc etc…? Sembra quasi che per far colpo si giochi a rappresentare il nostro Tex stravolgendone un po’ cattivamente le caratteristiche peculiari. Cattiveria per cattiveria: ma l’avete mai letto un Tex o andate solo al cinema? Non c’è interpretazione che regga di fronte a certe visioni del character. È un’interpretazione solo vostra e tale rimarrà, poiché quelle dei Breccia, Liberatore, Frank, Deodato, Manara, Serpieri, Gomez, Suarez & C., nulla hanno a che vedere con l’ironico e sbeffeggiante Tex creato da Galep e Bonelli.

Vabbè, poi arriva il solito genio che ti dice: “Non ti piacciono? Non comprarli!”. Voglio vederli a bottega chiusa, questi. Ancora non hanno capito che le critiche, in questo e in molti altri casi, valgono molto di più del loro becero aziendalismo a tutti i costi.

Immagine Copyright SBE - Sergio Bonelli Editore -