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Francesco Bosco [11/06/2016]

Texone: Enrique Breccia

Avanti, viene quasi voglia di non commentare più! Da Manara a Liberatore, passando per questo Breccia, verrebbe quasi voglia di fermare gli autori e chiedergli: Ehila, amigos, ma Tex vi ha avviato questa roba nella testa? … non è che avreste per caso un’interpretazione un pochino più allegra da regalarci… o voi, grandi autori, presupponete che, siccome il Tex del duo Galleppini e Bonelli era fresco, leggiadro e sorridente, remate egoisticamente dalla parte opposta per ottenere una sorta di gradimento, sulla base delle vostre insicurezze? Guardate, non è proprio possibile che in nessuno di voi non esista un’idea meno tetra del personaggio. Mi sembrate il cinema di oggi: laddove non esiste una caratterizzazione originale, si comincia a lavorare con gli effetti speciali.

E qui non è mica solo Breccia a vedere questo Tex disgraziato! Purtroppo, da tempo a questa parte, sono molti i disegnatori che interpretano il nostro in un topos da ansia.

L’interpretazione, un tempo, significava fare quello che Nicolò fece a Carson: una casacca diversa! E a Tex Willer la faccia di Gigi Riva!

-Eh… ma lì si era sul mensile regolare, che c’entra- mi direte.

Certo, ma ‘sti occhi illuminati sotto l’ombra del cappello sono un comune denominatore dalla valenza terrificante.

L’interpretazione, oggi, significa fare a tutti i costi un Carson al contrario, come quello della cover di Breccia: e infatti è sul Texone, pubblicazione fatta a posta per l’interpretazione grafica. Augh!

Ieri ho preso l’inedito, lo sfogliavo seduto accanto al mio amico guidatore Mario al quale chiedevo: “ti piacciono questi disegni? (Biglia)

“Scarni" mi fa lui

Poi ho visto la quarta di copertina… e ancora: “E questo?”

(riporto solo l’inizio del commento) “… maddavero? (ma davvero?) “quando le idee per uscire dal cervello devono far manovra”.

Due statue di cera con foulard in cachemire! aggiungo io.  

A tutti coloro che acclamano questa cover, della serie: l’interpretazione non si discute, si rispetta… abbiamo:

1) un’ottima tecnica pittorica.

2) una marcata concezione dell’irrealtà (non una sfumatura)

3) Eroe riflesso di arido; il “lato oscuro” dell’eroe, si direbbe. 

Insomma, abbiamo già il tormento del pensare, non vorremmo rischiare la depressione. Per ora solo un po’ di ansia, viste le anteprime (personalmente avevo già visto una tavola circa due anni fa)

Oh, poi se tutti hanno questo Tex in testa allora significa che o gli sta sulle balle quello di Gianluigi oppure frequentano tutti la stessa scuola di pensiero, ossia quella del Tex immobilizzato. Quello che, in una notte scandita dai lamenti del vento, ti si avvicina e con la faccia scura ti sussurra ruffiano: “sono io, l’Antitex” 

“… maddavero?”

Foto © Sergio Bonelli Editore