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Francesco Bosco [10/11/2013]

EL SUPREMO

Dopo aver letto il primo albo della storia di Boselli e Dotti mi è venuto in mente Orfani e mi sono detto: “Com’è possibile che il fumetto vada in quella direzione, quando basta un quarto di “El Supremo” a far polpette di una storiellina da dieci minuti?”

E sì che "El Supremo" è piena di difetti e di cose che andrebbero aggiustate nel linguaggio e nei disegni, ma di così “alto valore” da farne una possibile super storia di Tex! Beninteso, Tex dei nostri tempi!

Bella! Bella nei cambi narrativi e ampiamente classica, ricca di trovate e discretamente ironica.

La prima parte sembra appartenere a quegli antefatti tipici della sceneggiatura boselliana nei quali la tensione, altissima, sfiora forse troppo la cinematografia: qui, con una serie di particolari perfino inutili, vedi l’insistenza di vignette che mostrano il Capitano Lozano sempre più in bilico sulla sua sedia. Forse non c’è bisogno di tutta questa adrenalina per coinvolgere il lettore e forse neanche di quel paio di epiteti come corvaccio vestito a festa e specie di becchino con i quali Tex si rivolge all’avversario nel giro di due balloon, ma la sequenza è davvero ben fatta.

Il resto è in crescendo: si abbassa la tensione, la lettura sembra scivolar via con più naturalezza e la storia spicca letteralmente il volo, fino ad arrivare alla parte migliore dell’albo e cioè quella della intricata ed intrigante vicenda cittadina, degna di un Tex d’altri tempi (quella dei nn. 10 “Il Tranello” e 60 “El Rey”).

Non mancano purtroppo passaggi superflui come quelli di stabilire su chi è il più bravo a seguire le tracce o le sparatorie lunghe e sfiancanti. Insomma, qualche “lungaggine” evitabile, compresa quella dei reciproci complimenti tra una chiacchiera e l’altra.

Però… meno male che Tex sbaglia (come ai vecchi tempi) e alla fine si spippacchia anche una sigaretta.

Una lettura “salutare” che avrebbe gradito anche il vecchio Gianluigi. Amen.

I disegni di Dotti sono funzionali, dire perfetti sarebbe un’esagerazione, ma risentono di una scarsa dimestichezza dell’autore col personaggio: qualche posa nelle figure piccole è da rivedere così come certe posizioni un po’ troppo plastiche. Anche le sfumature con china asciutta (che sembrano essere addirittura dei retini) forse sono un pochino pesanti ma la narrazione grafica fila via benissimo.

Speriamo, in ultimo, che Tex tenga alta l’attenzione del fumetto popolare. Coltivarsi le nuove generazioni con Orfani e compagnia bella, è un’operazione insensata e dannosa, alla faccia dei dodicenni già impoveriti da mille altre cose.