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La leggenda

Mauro Scremin [20/08/2013]

ATTENTATO A MONTEZUMA

Una Stella per Tex

Brutta figura, quella rimediata dal nostro eroe. Come non bastasse, Carson rigira il coltello nella piaga: “E così ti sei fatto pescare da una donna”, meritandosi la risposta piccata dell’amico: “Va’ al diavolo!”. Colto di sorpresa da Stella a frugare tra le carte di Gordon e costretto a un concitato corpo a corpo con la donna, Tex vive una situazione per lui tanto insolita quanto imbarazzante. Ma di fronte al pericolo non c’è cavalleria che tenga…
Stella non è una donna qualsiasi. Anche se è la “ragazza del capo”, di quel Gordon che regge i fili dell’organizzazione che agisce ai danni della Kansas & Pacific e al quale rimarrà fedele fino alla fine, non è inferiore a nessuno quanto ad acutezza e lucidità. All’arrivo del telegramma con la notizia che ci sono tre rangers in viaggio per Montezuma, la troviamo seduta al tavolo del poker con gli uomini della banda che si fa il suo bravo giro di carte. Consigliera pronta ma inascoltata, capisce immediatamente quale pericolo rappresenti l’arrivo di Tex in città. Per certi aspetti ricorda la bella Nora che nel vedere Tex e compagni entrare nell’ufficio di Boulder, in quel di Dodge City, andò subito in allarme e in men che non si dica si precipitò tutta agitata dal losco banchiere Pendleton per sollecitarlo a fare qualcosa e senza perdere un istante. “Se tu sapessi che demonio è quel Willer…”, insisteva preoccupata. Uno stato d’animo che lo stesso Tex aveva subito colto notando le mosse furtive della ragazza. “Ho l’impressione – osservava incuriosito – che questa donnina sappia il fatto suo!” (Dodge City, n. 18).
L’inaspettato faccia a faccia tra Tex e Gordon al Golden Nugget permette a Stella di inquadrare perfettamente la situazione. In questa circostanza il suo uomo si è comportato proprio da ingenuo e si merita un duro rimprovero, per di più condito da insulti (“Idiota!”), per essersi lasciato irretire dal gioco dell’avversario. Ma l’importante è aprire gli occhi una buona volta: “Quel Willer non è venuto qui per arrestare i colpevoli dei sabotaggi alla ferrovia”. Il vero scopo del ranger, incalza la donna, è quello di fare piazza pulita con gli stessi sistemi usati dai suoi avversari. E se Gordon obietta che esistono pur sempre delle leggi da rispettare, Stella è convinta del contrario: “Willer se ne infischia delle leggi, e quando uno gli spara addosso, non aspetta che arrivi lo sceriffo per far arrestare il colpevole” (*).
Ormai è noto, Tex si mantiene sempre ai confini della legalità e quando è necessario ricorre ad altri sistemi, meno limpidi ma sicuramente più efficaci. Comunque stanare Gordon si rivela piuttosto complicato. Il maldestro tentativo di cercare qualche prova compromettente rovistando nei suoi cassetti si è rivelato una mossa tanto azzardata quanto inutile, ma nonostante tutto Tex rimane convinto che “era un rischio che bisognava correre”. In ogni modo nell’ufficio dell’ingegner Truder i nostri sfogano tutta la loro frustrazione. Ormai è chiaro, riflette Carson, che a questo punto Gordon, messo sul chi vive, farà sparire ogni prova a suo carico. Allora, suggerisce brutalmente il simpatico Pat Mac Ryan, non rimarrebbe altra soluzione che far sparire lo stesso Gordon. Ma è una proposta che provoca la reazione infastidita di Tex: “Non dir sciocchezze, Pat – ribatte il nostro eroe –. Noi dobbiamo agire con una certa legalità” (*). Ecco il nocciolo della questione: la legalità va rispettata, almeno in apparenza. Ma quando alla fine, dopo l’attentato sul Sandy Creek, Tex deciderà che cercare le prove a carico dei sabotatori è solo una perdita di tempo, allora quella “certa” legalità verrà presa allegramente a calci. Che sarebbe finita così, Stella l’aveva capito fin dall’inizio, il suo socio quando era ormai troppo tardi.

(*) Testo originale.

(“Una carta rischiosa” e “Il villaggio fantasma”, nn. 35-36)