Sei in: Home page > Edicola > TEX NASCOSTO

Edicola

Marco "azteco" Ferretti [11/12/2012]

TEX NASCOSTO

Parlandovi delle “Catene della Colpa”, ho avuto l’impressione che questa “impalpabile” e anche scontata storia di Tex, faccia parte di quel gruppo di sceneggiature, oramai affollatissimo, che annovera tra i “comprimari” e tutto i loro fardello di background psicologico, i veri protagonisti del racconto.
La chiave di questa “tendenza” risiede nel fatto che manca la capacità di gestire il personaggio nella sua forma più classica tanto da dar vita ad un “Tex” del tutto marginale e inconsistente, e del quale si può giustificarne la presenza solo con la scritta in copertina.
Ebbene, da lungo tempo oramai, l’intero impianto narrativo viene costantemente costruito e proposto nella consueta formula di “uno o più comprimari che fanno la storia” e Tex come elemento di veicolazione. Dubbi su questo, oppure l’aspetto debilitante sarebbe un altro?
E non c’è filtro che tenga: il background psicologico di Padre Clemente, per esempio, trapassa inesorabilmente le strette maglie del setaccio, gettando le agognate “ombre minacciose” sulla storia (ma quanto piacciono questi lati oscuri al lettore moderno), mentre Tex spara pallottole, pugni… e di tanto in tanto due cazzate delle sue.
È possibile che la scrittura e la gestione sergiobonelliana di Tex abbiano generato una reazione a catena così forte che dai vecchi fasti di “Caccia all’Uomo” ancor oggi si procede col porre nella trama anzitutto, ben piantato a terra, un personaggio popolato da mille perché, tormentato, in bilico tra il bene e il male da contrapporre a Tex… e poi Tex?
Ma ci dicono che è figura interessante quella Padre Clemente! Certo, Tex non puo’ essere interessante perché scavare dentro l’anima dei comprimari è come fuggire da Tex senza rendersene conto.
Spiacente! Mi sembra che siano già lontani i tempi gloriosi de “La Prova del Fuoco”.
Continuare a stampare nella testa del lettore che l’immobilismo sul modello bonelliano non fa altro che accelerare la fine di Tex è una cosa che non ha nessuna valenza, specie se si consta che il grande Bonelli ci ha attraversato generazioni e generazioni con quella stessa formula e che la non sclerotizzazione sul modello bonelliano  ha portato oggi a cambiamenti ma non a miglioramenti, soprattutto in quest’ultimo decennio. A che vale la fantasia creativa dell’autore quando ci si dimentica del personaggio principe? Sarebbe da definire “creativa” una storia che puntualmente si occupa del comprimario Clementes da Makuas y Laredo y Gonzales y Parkman y vedovella… con il nostro Tex a tirar avanti la baracca?
Forse non hanno capito che queste storie valgono nelle miniserie Bonelli 35 mila copie, e che Volto Nascosto con la scritta Tex in copertina ne vale duecentomila.