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Francesco Bosco [15/10/2012]

LA LEGGE DI STARKER

Un maxi di buona fattura, con un sorprendente Repetto e un più vivido Faraci rispetto all’autore che ci ha presentato Braccato, nel mensile.
La prima mezza parte e più è addirittura una delle cose migliori sceneggiate finora da Faraci su Tex. Poi, man mano, la storia s’indebolisce (snaturando così anche il taglio di alcuni personaggi, all’inizio, come si suol dire, “ben caratterizzati”) ma non tanto da metterla in cantina e dimenticarla: 6/ 6,5, per misurarla in numeri.
Non sempre si può dire quello che si pensa, ma per Repetto faccio un’eccezione: Grande!
In fiera, a Bologna, (riporto) ci sono state pesanti (pesantissime) stroncature verso il Tex di Faraci e Del Vecchio, ma estese poi anche al nostro Repetto... ecco, quando dico che non sempre si può dire ciò che si pensa, dico che non si ha voglia di spiegare, come nel mio caso, quel magnifico sapore pulp che personalmente ho percepito nelle tavole del disegnatore argentino (ovvio, anche coadiuvate da quei testi da 6/ 6,5), e che mi piace apprezzare sulla base delle sensazioni che mi derivano dalla cultura fumettistica fattami in anni e anni, non per forza texiana.
Del resto, vedere le storie al di là della texianità è una prerogativa che dovrebbe contraddistinguere ogni lettore che si accinge alla lettura di una pubblicazione di natura diversa dal mensile regolare del ranger. Leggere un texone che ospita la performance grafica di un disegnatore, e andarci a trovare per forza le “cose da Tex” forse non è il migliore approccio. In fondo Magnus e Milazzo mica sono da Tex. Così come sembra di capire che un maxi, dove vanno a sceneggiare i Berardi o i Segura o i Faraci o i Manfredi,  comporti un “certo” modo di scrivere e non un certo modo di vedere Tex, quindi anche qui l’approccio dovrebbe cambiare.
So’ che la pubblicazione del maxi è nata per ospitare storie non troppo “in linea” col mensile, però basta poco per guardare a questi lavori con la testa resettata in altro modo.
E mica siamo sul mensile… li, chi tocca muore!!
Mantenuto quello che si deve mantenere, le varie linee editoriali di Tex devono insomma avere diversi punti d’osservazione da parte della critica… a prescindere che la storia funzioni o non funzioni.
Comunque, ritornando alle vicende bolognesi, riporto ai fini di bene, anche per i culi di piombo, le “lamentele” di coloro che hanno manifestato il desiderio di mollare Tex. C’è già chi l’ha fatto: Leonardo D. (uno dei più noti venditori del settore, texiano da sempre) mi ha detto di riferire la frase da lui pronunciata … “Francesco, questo mese, per la prima volta dopo più di 40 anni, non ho comprato il Tex…”. E non era mica felice, mentre la pronunciava.
Nascondere le cose non serve a nessuno, anche se come osservatore ed esperto di collezionismo texiano devo aver attirato il malcontento di pochi. Però, attenzione, alcune convinzioni editoriali sembrano non convincere troppo il mondo fieristico che, nonostante il continuo snobismo da parte degli “eletti” della rete, conta una media di 25000 presenze in ogni evento medio (Bologna, Reggio, Roma, Milano) senza contare l’immane  Lucca
Non so, a Reggio faremo un sondaggio vero e proprio anche se serve a poco…. ma sempre meglio che spingere i bottoncini in un forum.
PS: Però! Povero Repetto, con tanti giovani che col Tex ci litigano anche solo a commentarlo, non si fa altro che consigliargli la pensione.